Valori Pittorici
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Valori Pittorici

La data 1543 costituisce per noi un preciso termine "a quo" ma, verificando attualmente le decorazioni musive dell'arcone sull'altare maggiore in S. Marco a Venezia non appare traccia di figurazioni simili alla nostra. D'altro canto si sa per certo che i "Procuratori di S. Marco de supra" curavano con estrema attenzione lo stato dei mosaici della Basilica e, in caso di deperimento o caduta per distacco, incaricavano i vari cartonisti a realizzare progetti, vicini il più possibile alle originarie figurazioni. Per quanto riguarda i tre arconi, sulla navata centrale fra le cupole di S. Marco si nota che le superfici musive hanno subito continui rifacimenti, in particolare nel periodo che va fra il secondo '500 e la fine del secolo scorso. 

Il rivestimento musivo, infatti, dovendo aderire alle strutture murarie sottostanti, soffre le inevitabili conseguenze dei fenomeni di assestamento delle murature stesse. Questa sorte sembra riservata particolarmente agli arconi della navata centrale, i quali, dovendo reggere le cupole, sono i piu sollecitati a movimenti di assestamento statico sul piano fondale sabbioso e consolidato unicamente da palafitte in legno di rovere. 

Fra i tre arconi, sul primo detto del "pozzo", verso la facciata (in corrispondenza dei celebri quattro cavalli di bronzo), il mosaico appare completamente rifatto su soggetti precedenti, con episodi dell'Apocalisse che sembrano attribuibili, secondo il validissimo studioso dott. Ettore Merkel della Soprintendenza al Porta Salviati o a Paolo Pino, artisti legati al manierismo salviatesco importato da Firenze, allora in pieno clima culturale Vasariano. Qui troviamo gli Angeli delle Sette Chiese, espressi in una fluidità di linee e di dinamica compositiva da non sembrare avere corrispondenza con moduli bizantini. 

Sorte migliore sembra avere avuto l’arcone secondo (quello del transetto) che conserva le originarie figurazioni musive veneto bizantine con le storie della passione di Cristo, anche se parzialmente rielaborate. Di queste, a noi interessa in particolare l’episodio al centro dell’arcone stesso, riproducente le Pie Donne al sepolcro vuoto con un Arcangelo in abiti curtensi bizantini a il flagello nella mano destra. 

L'arcone sull’altare maggiore poi, quello che particolarmente ci interessa, riproduce, dall’impostare fino a circa 60°, sicuramente con fedeltà alle precedenti narrazioni veneto cretesi, le quattro scene tipiche delle feste bizantine: sulla destra della navata centrale "l’adorazione dei Magi" e sopra ad essa "l’Annunciazione" senza fondo oro; sulla sinistra la "Presentazione al Tempio" e "il Battesimo di Gesu", realizzate dal Marini su cartoni del Tintoretto nel 1576. Al centro dell’arco, sul punto che ci interessa per il nostro quadro, attualmente troviamo la "Trasfigurazione", con ogni probabilità più vicina alla maniera del Porta Salviati. A questo proposito, è da notarsi che il Tintoretto, nei suoi cartoni, è stato più rispettoso degli altri cartonisti nel riprodurre le precedenti immagini di tipo veneto?cretese.  

Tornando alla nostra Trasfigurazione, sorge spontaneo l’interrogativo: perchè la committenza si sarebbe orientata per un cambiamento totale di soggetto rispetto al precedente? Si deve forse ipotizzare che si è privilegiato l'episodio evangelico della Trasfigurazione del Signore, tanto caro alla liturgia bizantina, rispetto a un'immagine soprattutto densa di simbolismi e pertanto meno comprensibile, quella cioè della Vergine con i sette Arcangeli, e in più alquanto difficile a sostenersi biblicamente, dal momento che la Chiesa riconosce come Arcangeli soltanto Michele, Gabriele e Raffaele? Questo resta un interrogativo forse insolubile, ma non si dimentichi che in San Marco il numero settenario di Angeli è già narrato nei primitivi mosaici (fine del secolo XIII) della cupola ribassata che si trova al lato destro di chi entra nel portico antistante la Basilica: qui i sette Angeli corrispondono ai sette giorni della creazione.  

Ancora, il numero settenario degli Angeli delle Chiese è espresso nell’arcone dell’Apocalisse. Perchè allora non pensare che l’Angelo della Resurrezione, al centro dell’arcone di mezzo, delineato contrariamente al racconto evangelico con le insegne dell’Arcangelo, non costituisca quasi un termine di passaggio tra Angeli e Arcangeli per l’arcone sull’altare maggiore che rappresenta la Vergine allattante il Bambino, incoronata dai sette Arcangeli? A questo proposito sembra giunto il momento di tentare un'attribuzione circal’Autore della nostra tavola.

P. Angelo Polesello ofm

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