S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Il Matrimonio
  Tra Vittorio Emanuele III e la Principessa Elena di Montenegro

Partecipando all'inaugurazione della biennale di Venezia da parte di S.M. il Re Umberto I, nel 1895, Elena, principessa di Montenegro, incontra il principe ereditario Vittorio Emanuele che il 18 agosto 1896 chiede la sua mano.

II 24 ottobre 1896, regnando Re Umberto I, si celebra il matrimonio, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Roma.

Foto Archivio  
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Ecco come Giorgio Papasogli nel suo libro La Regina Elena Editrice Massimo - Milano, ricorda la bellissima cerimonia del matrimonio:

«Concluso l'atto civile, la famiglia reale, gli ospiti, le personalità si trasferiscono alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Alla ora stabilita il corteo esce dal Quirinale, composto da sei berline di gran gala, alcune tirate da sei cavalli. Le berline sono ampie, a linea austera, piuttosto dritta, quasi interamente a vetri, con i sostegni laterali ornati di dorature, un cocchiere siede in alto e due staffieri ugualmente in gran montura stanno in piedi sul predellino dietro la carrozza; a differenza di altre corti europee che preferiscono cavalli bianchi, i cavalli sono bai. Le berline vengono precedute da corazzieri.

L'interno del tempio è stupendo. L'incarico dell'addobbo è stato dato all'architetto Sacconi, il quale ha fatto rimuovere l'altare del Vanvitelli, e lo ha fatto collocare nel centro della chiesa. L'altare è considerato l'opera più bella del celebre pittore architetto vissuto dal 1700 al 1773.

La decorazione, sempre ideata dal Sacconi, mette in rilievo i pregi di questa insigne opera barocca. Dietro all'altare due magnifici Gobelins del XVIII secolo: "Gesù che scaccia i profanatori dal Tempio" e "La pesca miracolosa". Come pala d'altare è stata scelta dal Sacconi una "Immacolata", e il quadro è collocato in modo da sembrare uno stendardo sorretto da due antenne decorative, e contornato da serafini e da drapperie in velluto cremisi a frange d'oro. Altri due "Gobelins" del '700 sono stati collocati ai lati dell'altare: "la Cena di Gesù" e la "Lavanda degli Apostoli", fissati sovra scanni di noce intagliati. Un baldacchino sormonta l'altare, con cornice e cimasa dorata.

Sull'altare sorgono sei grandi candelieri con croce di metallo dorato del Settecento. e, fra un candeliere e l'altro, quattro vasi superbi, anch'essi di metallo, i quali contengono quattro rami di fiori rarissimi. Piante di aranci fioriti sono disposte sotto gli arazzi.

Due tribune laterali sono destinate ai diplomatici, al patriziato, ad altri invitati. Nella chiesa si addensano circa 5.000 persone, poiché tanti sono stati gl'inviti distribuiti. Tutto ciò che di ufficiale e di splendido può riunirsi in una grande capitale europea alla fine dell'Ottocento, lo troviamo qui: si direbbe che il secolo voglia morire in bellezza.

Quando i sovrani entrano, sono ricevuti dal rettore della Chiesa, e da due canonici palatini. All'altare attende il gran priore, Monsignor Piscicelli, in abiti pontificali, e circondato dal clero palatino che indossa paramenti solenni.

Monsignor Anzini accompagna la principessa Elena e il principe di Napoli all'inginocchiatoio. Alla destra degli sposi prendono posto, nel primo banco, il re a la regina, e alla sinistra il principe Nicola; gli altri principi e principesse si allineano in un secondo banco, i collari dell'Annunziata Crispi, Cosenz, Farini, Biancheri e di Rudinì in un terzo: i ministri e dignitari di Corte, in un quarto.

Nella grande chiesa si fa il silenzio.

Monsignor Piscicelli, assistito dai canonici, si avvicina agli sposi. Monsignor Anzini invita il duca d'Aosta, il conte di Torino, il principe Vittorio Napoleone, e il principe Mirko a fungere da testimoni. Poi l'officiante domanda:

- Vostra Altezza Reale Vittorio Emanuele di Savoia, principe ereditario d'Italia, è contento di ricevere in legittima sposa la principessa Elena Petrovich secondo il rito di Santa Madre Chiesa?

Il Principe si rivolge al re dicendo: - Padre mio, me lo permettete?

Avuto l'assenso, pronuncia il "sì", e il gran priore si rivolge alla principessa, la quale, chinando leggermente il capo, dice anch'ella chiaramente il suo "sì".

Intanto i quattro principi testimoni sorreggono sopra il capo degli sposi un ricco velo d'argento con merletti d'oro. Monsignor Piscicelli dà la benedizione nuziale, benedice e consegna gli anelli agli sposi.

Poi viene celebrata la Messa solenne "Pro sponsis", mentre il coro eseguisce brani del Palestrina.
Durante tutta la Messa Elena, inginocchiata, legge le preghiere di un libro donatole dalla regina Margherita.

Da questo felice matrimonio nascono cinque figli: lolanda, sposa al conte Carlo Calvi di Bergolo; Mafalda, sposa al Langravio Filippo d'Assia e vittima delle atrocità della guerra nel campo di concentramento di Buchenwald il 29 agosto 1944; Umberto, unito in matrimonio a Maria José, principessa reale del Belgio, divenuto Re d'Italia il 9 maggio 1946 e morto in esilio il 18 marzo 1983; e infine due figlie viventi: Giovanna vedova del Re Boris III di Bulgaria e madre del Re Simeone II; e Maria, vedova del principe Luigi di Borbone Parma.

In seguito al regicidio del 29 luglio 1900 in Monza, Suo marito diviene S.M. il Re Vittorio Emanuele III d'Italia.

(Da Carlo d'Amelio e Roberto Ventura, La Regina della Carità, Roma Natale 1993)

 

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