Ecco come Giorgio Papasogli nel suo libro La Regina Elena Editrice Massimo - Milano, ricorda la bellissima cerimonia del matrimonio:
«Concluso l'atto civile, la famiglia reale, gli ospiti, le personalità
si trasferiscono alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Alla ora stabilita
il corteo esce dal Quirinale, composto da sei berline di gran gala, alcune tirate
da sei cavalli. Le berline sono ampie, a linea austera, piuttosto dritta, quasi
interamente a vetri, con i sostegni laterali ornati di dorature, un cocchiere
siede in alto e due staffieri ugualmente in gran montura stanno in piedi sul
predellino dietro la carrozza; a differenza di altre corti europee che preferiscono
cavalli bianchi, i cavalli sono bai. Le berline vengono precedute da corazzieri.
L'interno del tempio è stupendo. L'incarico dell'addobbo è stato
dato all'architetto Sacconi, il quale ha fatto rimuovere l'altare del Vanvitelli,
e lo ha fatto collocare nel centro della chiesa. L'altare è considerato
l'opera più bella del celebre pittore architetto vissuto dal 1700 al
1773.
La decorazione, sempre ideata dal Sacconi, mette in rilievo i pregi di questa
insigne opera barocca. Dietro all'altare due magnifici Gobelins del XVIII secolo:
"Gesù che scaccia i profanatori dal Tempio" e "La pesca
miracolosa". Come pala d'altare è stata scelta dal Sacconi una "Immacolata",
e il quadro è collocato in modo da sembrare uno stendardo sorretto da
due antenne decorative, e contornato da serafini e da drapperie in velluto cremisi
a frange d'oro. Altri due "Gobelins" del '700 sono stati collocati
ai lati dell'altare: "la Cena di Gesù" e la "Lavanda degli
Apostoli", fissati sovra scanni di noce intagliati. Un baldacchino sormonta
l'altare, con cornice e cimasa dorata.
Sull'altare sorgono sei grandi candelieri con croce di metallo dorato del Settecento.
e, fra un candeliere e l'altro, quattro vasi superbi, anch'essi di metallo,
i quali contengono quattro rami di fiori rarissimi. Piante di aranci fioriti
sono disposte sotto gli arazzi.
Due tribune laterali sono destinate ai diplomatici, al patriziato, ad altri
invitati. Nella chiesa si addensano circa 5.000 persone, poiché tanti
sono stati gl'inviti distribuiti. Tutto ciò che di ufficiale e di splendido
può riunirsi in una grande capitale europea alla fine dell'Ottocento,
lo troviamo qui: si direbbe che il secolo voglia morire in bellezza.
Quando i sovrani entrano, sono ricevuti dal rettore della Chiesa, e da due
canonici palatini. All'altare attende il gran priore, Monsignor Piscicelli,
in abiti pontificali, e circondato dal clero palatino che indossa paramenti
solenni.
Monsignor Anzini accompagna la principessa Elena e il principe di Napoli all'inginocchiatoio.
Alla destra degli sposi prendono posto, nel primo banco, il re a la regina,
e alla sinistra il principe Nicola; gli altri principi e principesse si allineano
in un secondo banco, i collari dell'Annunziata Crispi, Cosenz, Farini, Biancheri
e di Rudinì in un terzo: i ministri e dignitari di Corte, in un quarto.
Nella grande chiesa si fa il silenzio.
Monsignor Piscicelli, assistito dai canonici, si avvicina agli sposi. Monsignor
Anzini invita il duca d'Aosta, il conte di Torino, il principe Vittorio Napoleone,
e il principe Mirko a fungere da testimoni. Poi l'officiante domanda:
- Vostra Altezza Reale Vittorio Emanuele di Savoia, principe ereditario d'Italia,
è contento di ricevere in legittima sposa la principessa Elena Petrovich
secondo il rito di Santa Madre Chiesa?
Il Principe si rivolge al re dicendo: - Padre mio, me lo permettete?
Avuto l'assenso, pronuncia il "sì", e il gran priore si rivolge
alla principessa, la quale, chinando leggermente il capo, dice anch'ella chiaramente
il suo "sì".
Intanto i quattro principi testimoni sorreggono sopra il capo degli sposi un
ricco velo d'argento con merletti d'oro. Monsignor Piscicelli dà la benedizione
nuziale, benedice e consegna gli anelli agli sposi.
Poi viene celebrata la Messa solenne "Pro sponsis", mentre il coro
eseguisce brani del Palestrina.
Durante tutta la Messa Elena, inginocchiata, legge le preghiere di un libro
donatole dalla regina Margherita.
Da questo felice matrimonio nascono cinque figli: lolanda, sposa al conte
Carlo Calvi di Bergolo; Mafalda, sposa al Langravio Filippo d'Assia e vittima
delle atrocità della guerra nel campo di concentramento di Buchenwald
il 29 agosto 1944; Umberto, unito in matrimonio a Maria José, principessa
reale del Belgio, divenuto Re d'Italia il 9 maggio 1946 e morto in esilio il
18 marzo 1983; e infine due figlie viventi: Giovanna vedova del Re Boris III
di Bulgaria e madre del Re Simeone II; e Maria, vedova del principe Luigi di
Borbone Parma.
In seguito al regicidio del 29 luglio 1900 in Monza, Suo marito diviene S.M.
il Re Vittorio Emanuele III d'Italia.
(Da Carlo d'Amelio e Roberto Ventura, La Regina della Carità, Roma Natale
1993)