S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Trasformazioni Ottocentesche
  Dal Sogno Urbanistico di Pio IV alla Speculazione Edilizia di Monsignor De Merode

Per avere delle modifiche sostanziali nella zona bisogna attendere la metà dell'ottocento, con il pontificato di Pio IX (1846-1870), che, con la sua politica di rinnovamento tecnologico e di impulso alle opere pubbliche, rappresenta quasi il continuatore dell'opera di Sisto V: la zona fra le Terme ed il Quirinale diventa il nodo strategico dello sviluppo della città fra la fine dell'ottocento ed i primi del novecento.

Tre iniziative hanno rivestito un particolare significato per la zona: la collocazione della stazione ferroviaria della città a Termini e l'utilizzazione del Castro Pretorio a caserma, che si riferiscono all'impianto di attrezzature pubbliche, l'apertura di via Nazionale con la sistemazione dell'Esedra, che darà l'avvio alla nascita di un nuovo quartiere nella città alta.

L'opera certamente più incisiva è la costruzione della nuova stazione a Termini: la scelta definitiva dell'area, in posizione più avanzata rispetto a quella attuale, non avviene senza polemiche e tentennamenti da parte del Pontefice Pio IX, e senza l'accanita opposizione del principe Camillo Massimo, che vede minacciata l'integrità della ex villa Montalto, ora di sua proprietà. Un breve cenno a quale era stata la sorte della villa: nel 1744 era stata acquistata da Giuseppe Staderini, che vendette le opere d'arte qui raccolte e ridusse il parco ad orto. Nel 1789 era passata ai principi Massimo, che restaurarono la villa ed il parco, riportando il complesso all'antico splendore. Il principe Camillo Massimo fin dal 1856 tenta di salvare la villa dall'esproprio, che sarà definito, dopo varie controversie, solo nel 1865: ne rimarrà escluso solo il "Palazzo a Termini". Successivamente, quando nel 1871 la speculazione edilizia farà sorgere il nuovo quartiere dell'Esquilino con l'apertura di nuove strade, cercherà di far introdurre delle modifiche a salvaguardia di quanto rimaneva della villa. Non riuscirà ad ottenere, però, alcun risultato positivo, se non una lunga vertenza che durerà fino al 1875.

Villa Montalto, infatti, è la prima delle ville a subire le conseguenze del progresso: i suoi terreni a destinazione agricola vengono espropriati, i viali interni diventano vie di comunicazione fra la stazione Termini e l'Esquilino (figura 100), il Servizio Viaggiatori viene "ospitato" entro le costruzioni delle "Botteghe di Farfa", espropriate nel 1861, di cui esiste un rilievo eseguito da Francesco Azzurri (figura 101 - figura 102) e qui resterà fino a quando non si realizzerà la nuova stazione, iniziata nel 1869, su progetto dell'architetto Salvatore Bianchi.

Tale operazione segna l'inizio di quell'alterazione subita dalla zona alta di Roma alla fine dell'ottocento: dal confronto della pianta di Pietro Ruga (1824) (fig.99) con quella del Censo del 1866 (figura 105) è chiaramente leggibile la disgregazione di villa Montalto, anche se il carattere strutturale della zona, caratterizzata da alternanze di aree urbanizzate e di ville, è ancora intatto. Le nuove costruzioni si attestano solo lungo la via Pia, non essendo ancora iniziato il fenomeno della speculazione edilizia.

È monsignor Saverio De Merode ad intuire il ruolo che svolgerà la stazione Termini nell'espansione della città ed il nuovo valore che le aree circostanti verranno ad assumere. Quindi fin dal 1859 comincia ad acquistare villa Strozzi ed altri terreni intorno alle Terme di Diocleziano, lungo la valle del Quirinale fino alla piazza del Boschetto.

La definizione del nuovo quartiere delle Terme è legato non solo all'ubicazione della stazione centrale, ma rappresenta anche lo sbocco naturale della politica urbanistica di Pio IX: “... un nuovo quartiere in quella località già importante per la sua posizione topografica, e pei monumenti insigni dell’arte antica e moderna di cui è arricchito, e reso ai nostri giorni vieppiù importante dal collocamento della nova stazione centrale…”. Ha così inizio la complessa e vasta operazione immobiliare che riguarda i terreni compresi fra l'Esedra e via delle Quattro Fontane (figura 104) e che prevede anche l'apertura di una nuova strada, la via Nuova Pia o via Madonna degli Angeli, come compare nei primi progetti, attuale via Nazionale, che imboccandosi al centro dell'antico muro dell'Esedra, avrebbe collegato la stazione alla città storica (figura 105). Il 13 aprile 1867 il Comune accetta la proposta di monsignor Saverio De Merode per la cessione gratuita delle aree di sua proprietà fra l'Esedra e via delle Quattro Fontane, nonché la vendita dell'area compresa nell'Esedra stessa, convenzione poi ratificata il 21 marzo 1871 con il nuovo Governo Italiano.

I fini speculativi di tutta l'operazione non sono taciuti nella stessa convenzione del 1871 “... al cedente Monsignor De Merode viene assicurato il modo di utilizzare grandi spese sostenute. .. mediante il beneficio del grande aumento di valore delle sue aree fabbricabili) sulle due fronti di quelle strade da divenire strade pubbliche della Città, a cura e spese del Comune.. .”. La spinta speculativa fa sì che fin dal 1864 siano iniziati gli edifici fra via Torino e via di S. Vitale e che verso la fine del 1860 si cominci a costruire lungo il tracciato della nuova strada, fra piazza delle Terme e via delle Quattro Fontane. Ciò, d'altra parte, comporta la mancanza di uno studio adeguato dell'innesto del nuovo quartiere con il restante tessuto urbano: solo all'interno dell'area i vari lotti vengono suddivisi secondo assi ortogonali, mentre casuali sono gli incroci delle nuove strade con gli assi vi ari esistenti (figura 106). Anche questo viene contestato a monsignor Saverio De Merode dal suo oppositore il conte Amadei.

L'unico riferimento che viene adottato per l'apertura della nuova strada, e non poteva essere altrimenti anche per il condizionamento dell'orografia del terreno di fondo valle fra il Colle del Quirinale e quello del Viminale, è l'assialità con la chiesa di S. Maria degli Angeli e con l'Esedra delle Terme. Tale -riferimento viene anche riconosciuto dall'architeno comunale Alessandro Viviani nella sua relazione per il prolungamento di via Nazionale: “... l'occhio godrà di due magnifiche viste: il rettilineo della via Nazionale largo metri 22, lungo fino alla facciata della Madonna degli Angeli nientemeno a metri 1060 ...”. Il Comune, una volta acquisita via Nazionale sente la necessità di dare una degna sistemazione soprattutto alla “... principale fra dette vie, quel tronco cioè che dalla via delle Quattro Fontane si dirige alla chiesa della Madonna degli Angeli…”. (figura 107).

Così da una speculazione edilizia risorge l'interesse per la chiesa di S. Maria degli Angeli, quale elemento qualificante la piazza Esedra. In merito all'importanza sempre crescente che tale spazio viene assumendo in quegli anni sono da ricordare le parole dell'architetto comunale Virgilio Vespignani: “... si riteneva, che cadendo nella porzione ceduta a Mons. De Merode i ruderi di un'antica esedra semicircolare il Comune di Roma avesse espresso al Santo Padre il desiderio di formare sull'area racchiusa fra questi ruderi un'ampia piazza da por termine alla lunga e spaziosa via aperta tutta a sue spese da Mons. De Merode da nobilitare quel Santo Tempio della Madonna degli Angeli e da restituire alla pubblica vista il teatro delle Terme di Diocleziano…”.

Piazza Esedra va così assumendo il suo nuovo ruolo di ingresso alla città, che di là a pochi anni verrà rafforzato, e per arricchirne l'aspetto viene collocata una fontana, quale mostra dell'Acqua Pia, portata nella zona da Pio IX. La sua inaugurazione, il l0 settembre 1870, rappresenta l'ultimo atto ufficiale del Pontefice, prima dell'entrata in Roma delle truppe italiane. Lascia perplessi la localizzazione di tale fontana, non in asse con la chiesa di S. Maria degli Angeli e con la via Nazionale, ma nei giardini di piazza Termini, più o meno dove attualmente si trova l'obelisco di Dogali (figura 108 - figura 109).

Vengono quindi disattesi sia l'allineamento visivo S. Maria degli Angeli-via Nazionale, sia il primo progetto, redatto dalla Società Anonima dell'Acqua Marcia, che proponeva di erigere la fontana davanti alla chiesa “precisamente nel punto ove la nuova strada che parte dirimpetto alla chiesa medesima interseca l'altra che conduce alla stazione della ferrovia. Sembrando... un tale punto. .. conveniente alla situazione di un pubblico monumento, tanto più che stabilita quella località, vi si potrebbe dare alla fontana una forma circolare corrispondente all'esedra delle antiche Terme Diocleziane …”. Viene, invece, dato maggior peso alla nuova stazione di Salvatore Bianchi, la cui definizione architettonica ed urbanistica risale al 1869, anche se verrà ultimata completamente solo nel 1874, e la fontana diventa l'elemento qualificante della nuova piazza che si va delineando con lo sbancamento del "Monte della Giustizia" e la demolizione delle "Botteghe di Farfa" e del recinto della ex villa Montalto (figura 110). L'opera di sbancamento già iniziata nel 1861, a partire dal 1869 riguarda l'intero monte, tanto che il principe Massimo nel 1878 trasporterà la statua della Dea Roma che lo sovrastava, nella sua villa di Arsoli. Nascono però nuovi problemi: durante i lavori vengono alla luce i resti dell'aggere serviano salvati, nonostante il tentativo di demolirli da parte della Società Ferroviaria, "imprigionandoli" entro il recinto della stazione. Dal 1874 si iniziano a demolire le "Botteghe di Farfa": rispetto alla loro linea la nuova facciata di Salvatore Bianchi è arretrata di pochi metri. Durante i lavori, tra il 1860 ed il 1876, viene anche distrutta la "Botte di Termini", la grande piscina che serviva da cisterna per le Terme di Diocleziano e che sorgeva nell'angolo nord-occidentale della prima stazione, al di fuori dell'antico recinto termale. Nel 1879 verrà spostato un tratto dell'acquedotto Felice, nel 1887 verrà distrutto anche l'ultimo edificio rimasto, già appartenente alla villa Montalto: il "Palazzo a Termini", che sarà sostituito da quello attuale, opera dell'architetto Camillo Pistrucci, mentre la "Porta Quirinallis", ad esso affiancata, solo nel 1893, verrà trasportata alla lontana villa Celimontana per essere utilizzata come ingresso (figura 111 - figura 112). Una grossa parte di villa Montalto scompare non per speculazione quindi, ma per "pubblica utilità"; il resto invece sarà sbriciolato dal piano del 1871 per il nuovo quartiere dell'Esquilino, che concederà al Comune la facoltà di esproprio a scopo edilizio del terreno compreso fra la ferrovia, via Merulana, via Manzoni e via Strozzi: ecco un'altra grossa operazione immobiliare. In memoria dell'antico spazio verde delle ville storiche che attorniavano le Terme, il Piano Regolatore del 1883 prevede dei giardini, quale sistemazione dell'area prospiciente la stazione, dove nel 1887 viene innalzato un monumento per ricordare i cinquecento caduti di Dogali, da cui il nome dell'attuale piazza. Il monumento, progettato da Francesco Azzurri, è sormontato da un piccolo obelisco antico, trovato nei vicini scavi; sarà trasportato e "dimenticato" negli attuali giardini solo nel 1924, perché avrebbe intralciato il traffico in previsione del Giubileo del 1925.

Nel 1879 viene progettata una nuova sistemazione della mostra dell'Acqua Pia sul piazzale Termini, sempre col fine di decorare “... il vasto spazio vuoto innanzi alla Stazione della Ferrovia) contribuendo a rompere la monotonia e la troppa severità dei grandiosi ruderi delle Terme di Diocleziano ...”. La fontana quindi dovrà essere eretta “... sull'asse di via Solferino da una parte e Viminale dall'altra, supposto, come sarà un giorno, atterrato il casino Massimo che rompe l'allineamento di via Viminale …”. La Commissione Edilizia, però, ne ritiene più opportuna la collocazione all'intersezione degli assi di via Nazionale e del prolungamento di via S. Susanna, riconoscendo in tal modo l'allineamento via Nazionale - chiesa di S. Maria degli Angeli quale elemento fondamentale della piazza stessa ( figura 113 - figura 114). Solo nel 1896 verrà dato allo scultore Marco Rutelli l'incarico di eseguire le quattro ninfe, terminate intorno ai primi del novecento.

Il gruppo centrale, realizzato provvisoriamente in gesso, su disegno dello stesso Marco Rutelli, in occasione dell'Esposizione del 1911, verrà sostituito con quello attuale, un semplice grifo con un tritone, su disegno di Giulio Monteverde, nel 1913. Tutta la zona intorno alle Terme, comunque, a partire dal 1871 fino al 1877, a seguito della lottizzazione De Merode, è caratterizzata dall'inizio del processo di erosione delle proprietà agricole e delle ville con la nascita successiva di nuovi quartieri: fra i primi quello già ricordato dell'Esquilino, quello del Viminale e del Macao; quest'ultimo si sviluppa sul terreno delle ville Grazioli e Capranica e sugli Orti del Noviziato dei Gesuiti, però meno rapidamente degli altri in quanto in posizione decentrata. Tra il 1883 e il 1887 nascono i quartieri degli Orti Sallustiani e Ludovisi, quest'ultimo in conseguenza della lottizzazione dell'omonima villa; scompaiono anche villa Bonaparte e villa Spithover.

Mariasanta Valenti

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