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In giro per i Campi Flegrei
 

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In giro per i Campi Flegrei “Oggi sarà finalmente il primo giorno veramente estivo di cui gli Italiani potranno godere in questa settimana di ponti con il 2 giugno”. Queste parole provenienti dalla radio hanno infuso maggiore serenità ai circa sessanta fra associati e amici del “Salotto di conversazione” che il 5 giugno hanno vissuto i colori dell’alba per partire alle 7,50 da Roma alla volta delle bellezze, tutte da scoprire, dei Campi Flegrei. Sessanta persone lasciano pensare che le prossime gite, se il numero dei partecipanti e il gradimento aumentano, dovranno essere organizzate addirittura con due Bus? In aumento è anche la richiesta e il consenso verso le descrizioni e la sintesi della giornata. Ciò probabilmente perché le anticipazioni fatte in bus, prima, preparano gli animi ai luoghi da visitare e riassunti, dopo, lasciano il ricordo più piacevole in particolar modo quando possono essere riletti sul sito Web della nostra Basilica. Dunque si riaffrontano gli apocalittici scenari di vulcani in eruzione che distruggono città densamente popolate con nubi ardenti e magma infuocati; terre che si alzano e si abbassano in continuazione nascondendo porti e templi antichi; mari che si abbattono su paesi convinti di essere al sicuro dal Vesuvio. Infatti, dopo un anno, il gruppo del Salotto ritorna fra i vulcani del Golfo di Napoli, ma questa volta nella parte diametralmente opposta. Andiamo sull’istmo pieno di laghi ed affacciato verso le isole di Procida e Ischia, verso quei luoghi dove si trovano non solo le radici della nostra storia, ma si va ancora oltre: lì dove la storia sfuma nel mito evocando quel patrimonio culturale che crea la nostra identità italica. A Cuma inizia la visita agli scavi della città risalente all’VIII sec. a.c. Qui è il luogo sacro ove Virgilio fa incontrare Enea -l’eroe greco fuggito da Troia- e la Sibilla Cumana, la leggendaria sacerdotessa oracolo di Apollo, che gli svela il suo destino: quello di dare origine in suolo italico ad una civiltà destinata a governare il mondo. Suggestionati dall’affascinante penombra attraversata da lame di luce, abbiamo percorso il cosiddetto Antro della Sibilla, un corridoio alto circa 5 metri e lungo oltre 130 completamente scavato nel tufo che conduce a un vasto ambiente con tre nicchie, dove la sacerdotessa, ispirata dalla divinità, trascriveva in esametri i suoi vaticini su foglie di palma le quali, alla fine della predizione, erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell'antro. La nostra guida spiega che studi recenti ravvisano nell'Antro più un'opera dell'antica ingegneria militare, scavata ai piedi delle mura che s’inerpicavano verso l'Acropoli e destinata a proteggere il sottostante approdo: sulla terrazza esterna erano appunto posizionate catapulte e altre macchine belliche utilizzate per la difesa del porto. Infatti usciti dal cunicolo e nell’ombra di una vegetazione rigogliosa siamo saliti sino all’Acropoli dove all’improvviso ci appare, sotto il sole abbagliante, l’intenso azzurro del mare poco distante. La guida ci mostra nei pressi il luogo dove gli studiosi ritengono fosse la dimora della Sibilla, di cui sono visibili tracce di fondazioni. Così sorpresi e conquistati da un paesaggio suggestivo caratterizzato dal rincorrersi di laghi e di scorci del mare, visibili fra strisce di terra piene di rigogliosa vegetazione e ruderi di antiche costruzioni, più confusi che coscienti della reale geografia dei luoghi, nonostante le spiegazioni della guida che descrive non solo le bellezze antiche ma anche quelle più recenti e prosperose delle concittadine di Sofia Loren, abbiamo raggiunto alle 13,30 il ristorante sul lungomare di Pozzuoli. Il panorama attraverso le pareti trasparenti del locale a picco sul mare, in una giornata assolutamente senza foschia su una distesa d’acqua dai colori talmente intensi e brillanti da sembrare impossibili, ci ha inebriato, quanto la fresca Falanghina dei Campi Flegrei che ha generosamente accompagnato la squisitezza del nostro pranzo . L’antipasto di calamaretti fritti, involtini di zucchine, parmigiana di pesce spada e insalata di polpo, ci ha sapientemente introdotto al primo piatto costituito da squisiti paccheri ai frutti di mare. Di seguito abbiamo potuto assaporare l’orata al forno con patate e insalata mista dovendo “velocemente” chiudere con dolce di delizia al limone e caffè. Probabilmente i nostri associati/e hanno oggi trovato ispirazione per preparare gustosi nuovi manicaretti in occasione delle consuete e prossime riunioni. Ma qui tante altre mete restano ancora in attesa della nostra visita. Ed alle 16,30 con l’allegria e la “mollezza” che limoncello ed altri liquori procurano a fine pranzo, abbiamo ripreso il viaggio alla scoperta di un altro tesoro dei Campi Flegrei, il Castello Aragonese di Baia costruito intorno al 1450, in posizione strategica dominante il golfo di Pozzuoli per impedire tanto l'avvicinamento di flotte nemiche, quanto eventuali sbarchi di truppe che avessero voluto marciare su Napoli. Ampliato dal viceré spagnolo don Pedro de Toledo, dopo l'eruzione del Monte Nuovo (1538), con l’aggiunta di mura, fossati e ponti levatoi era praticamente inespugnabile. Orfanotrofio Militare dal 1927, nel 1993 una cospicua parte del castello è stata adibita a Museo Archeologico dove abbiamo potuto ammirare, fra li vari reperti provenienti dagli scavi di Baia, i frammenti di calchi di statue di gesso di età romana realizzati direttamente dagli originali bronzei greci dell’età classica (i Tirannicidi, le Amazzoni di Efeso, l’Apollo del Belvedere) e adoperati tra il I sec. a.C. e il II d.C.. Fra questi molto interessante è ciò che resta di una statua che rappresentava il canone di bellezza greco usato a modello dagli scultori per l’esecuzione di figure maschili. Alle 18,30, lasciati i Campi Flegrei attraverso un dedalo di strade dove il nostro grosso pullman (eh..sì…abbiamo dovuto optare dato l’elevato numero dei partecipanti al mezzo più grosso) s’inerpica faticosamente facendoci temere a volte di non potercela fare. E così abbiamo intrapreso il ritorno a Roma, meditando su quanto visto e con la voglia di ritornare in quell’antro misterioso con la segreta speranza d’incontrare la decrepita vecchietta che aveva chiesto l'immortalità dimenticandosi di chiedere anche la giovinezza. Oggi torneremmo all’oracolo anche se per non farci svelare un grande destino, almeno per conoscere i numeri vincenti del totocalcio o del superenalotto. (Cinzia Longo)

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