S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Elena
  La Regina della Carità

La Regina Elena considera la Sua funzione regale come un'occasione in più per soccorrere gli infelici e i poveri e dedica le Sue prerogative, il Suo tempo, i Suoi mezzi e le Sue forze alla realizzazione del Suo ideale: servire i bisognosi. In occasione del tremendo terremoto calabro siculo, nel 1908, i Sovrani accorrono tra i primi sui luoghi disastrati e l'amata Regina organizza personalmente i soccorsi e, trascorso il capodanno tra le vittime, ritorna a Roma per trasformare buona parte della reggia in ospedale. E così fa durante la prima guerra mondiale.
Foto Archivio  
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Riconoscendo i Suoi meriti, il 15 aprile 1937, il S. Padre Pio XI Le conferisce la più alta onoreficenza vaticana: la «Rosa d'oro della Cristianità». Qualche mese dopo l'Università di Roma la proclama dottore in medicina «honoris causa» e numerosi Stati le conferiscono altissime onoreficenze che Ella accetta per ragion di stato essendo restia a qualsiasi forma di vanità.

Nel Suo esilio in Egitto, il 28 dicembre 1947, ha il dolore il perdere il Suo amato Consorte. Nel 1950 sa di avere un tumore, si trasferisce a Montpellier, nell'albergo Metropole e continua ad aiutare il prossimo pur avendo risorse sempre più scarse e pur dovendo combattere strenuamente contro il Suo male. Nel 1951 si trasferisce al «Mas du Rouel» e nel novembre 1952 si sottopone ad un grave intervento chirurgico nella clinica di «Saint Cóme» dove muore il 28 novembre 1952.

Una vera folla, fra cui molti beneficiati della compianta Sovrana, partecipò commossa ai suoi funerali.

È opportuno a questo punto ricordare che:
Quando il 9 gennaio 1878 morì in Torino il Padre della Patria, il Re Galantuomo Vittorio Emanuele II, sorse il problema dove tumulare le reali Spoglie, tra la città di Torino - amareggiata per non essere stata riconosciuta Capitale - e Roma - che invece era stata dichiarata tale con Decreto 21 gennaio 1871 che approvava la legge per il trasferimento della Capitale a Roma. Per risolvere il problema, il Consiglio Comunale di Roma decise di mettere a disposizione - per destinarla a tomba dei reali d'Italia - uno dei suoi più importanti monumenti: il Pantheon che è il monumento dell'antica Roma meglio conservato.

Le spoglie dei Sovrani d'Italia non riposano ancora nella Tomba dei Reali d'Italia che è la Chiesa di S. Maria ad Martyres, comunemente chiamata Pantheon o dal popolo detta «la rotonda» per la sua forma circolare.

II Pantheon fu costruito nel 27 a.c. per Marco Agrippa. Papa Bonifacio IV° lo consacrò, dandogli il nome di S. Maria ad Martyres.

Nel Monumento di Roma, destinato a Tomba dei Sovrani d'Italia, sono tumulate le sacre spoglie di S.M. Vittorio Emanuele II, di S.M. Umberto I e di S.M. la Regina Margherita, vi è inoltre la tomba di Raffaello e quella del pittore Annibale Carracci.

Ricordiamo che S.M. il Re Umberto II è morto in esilio a Ginevra il 18 marzo 1983 ed è provvisoriamente tumulato nell'Abbazia Reale di Altacomba, nella Savoia (Francia) in attesa del definitivo trasferimento delle spoglie a Roma unitamente a quelle dei Genitori S.M. il Re Vittorio Emanuele III, attualmente sepolto in Alessandria d'Egitto nella Chiesa di Santa Caterina, e di S.M. la Regina Elena sepolta nel Cimitero di Montpellier in Francia.

Continui pellegrinaggi di italiani si succedono per pregare sulle tombe dei Sovrani defunti, nell'Alta Savoia, in Francia ed in Egitto.

È opportuno ricordare che nessun divieto vige per il ritorno delle tre Salme in Italia, salvo naturalmente il rispetto delle relative norme sanitarie e cimiteriali.

Vi è solo opposizione da parte di alcuni politici che vogliono escludere dal diritto di essere sepolti al Pantheon: il Re Vittorio Emanuele III, la Regina Elena e il Re Umberto II, alterando in tal modo la verità storica. Come non riconoscere i meriti del Re Soldato di Vittorio Veneto e di Peschiera che in 50 anni di regno aveva portato l'Italia al rango di grande Nazione europea?
 

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Vittorio Emanuele III durante la guerra 1915-18, come è noto, visse nelle trincee accanto ai combattenti tanto che fu denominato «Re Soldato». Dopo Caporetto partecipò da solo al famoso Convegno (8.11.1917) di Peschiera, ove erano presenti tutti i Comandanti degli eserciti alleati. Costoro furono concordi nel ritenere che l'Italia dovesse chiedere l'armistizio. II Re si oppose energicamente a tale richiesta e diede assicurazione agli alleati che l'Esercito italiano avrebbe difeso sul Piave con le sorti d'Italia, le fortune comuni. Conseguentemente venne sostituito il Generale Cadorna con il Generale Diaz, Vittorio Emanuele Orlando assunse la guida del Governo e la Nazione fu compatta nella riscossa.

Non solo il fronte resse, ma l'Esercito passó al contrattacco, mantenendo, l'impegno che il «Re Soldato» aveva assunto a Peschiera e in duri combattimenti distrusse le superiori forze avversarie conquistando Trento e Trieste e dando all'Italia quei confini che la natura le aveva assegnato. Non va altresì dimenticato che S.M. Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1946, dopo aver abdicato, all'atto di imbarcarsi a Napoli sulla nave che lo avrebbe condotto nell'esilio d'Egitto, dal quale, purtroppo, non ha fatto più ritorno, scrisse, su un foglio di carta, con la sua tipica calligrafia:

«Al capo del Governo On. Alcide De Gasperi - Roma

Dono al popolo italiano la mia Collezione Numismatica che per tutta la mia vita ho raccolto con amore.

F.to Vittorio Emanuele”.

L’eccezionale collezione oggi è custodita al Museo Romano, Palazzo Massimo, di Piazza dei Cinquecento.

(Da Carlo d'Amelio e Roberto Ventura, La Regina della Carità, Roma Natale 1993)

 

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