S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Il Portale
  Il portale sta tra l'esterno e l'interno; tra ciò che appartiene al mondo e ciò che è consacrato a Dio.

Spesso siamo entrati per esso in chiesa ed ogni volta esso ci ha detto qualcosa. L'abbiamo invero percepito?

A che scopo c'è il portale? Forse ti meravigli di questa domanda. “Perché si entri e si esca”, pensi tu; la risposta non sarebbe invero difficile. Certo; ma per entrare ed uscire non occorre alcun portale. Una apertura più ampia nella parete servirebbe pure allo scopo ed un saldo assito di panconi e forti tavole basterebbe all'apertura e alla chiusura. La gente potrebbe entrare ed uscire: sarebbe anche di minor costo e più rispondente allo scopo. Non sarebbe però un “portale”. Questo intende qualcosa di più che non sia il soddisfacimento di un mero scopo; esso parla.

Presta attenzione quando lo varchi e sentirai: “Ora io lascio l'esterno: entro”. Fuori c'è il mondo, bello, fervido di vita e di creazione possente. Frammezzo però vi è anche molto d'odioso, di basso. Esso ha in sé qualcosa del mercato; in esso ognuno corre attorno, tutto qui si fa largo. Non lo vogliamo chiamare non-santo; eppure qualcosa di questo il mondo tiene indubbiamente in sé. Attraverso il portale però entriamo in un interno, separato dal mercato, calmo e sacro: nel santuario. Certo, tutto è opera e dono di Dio. Dovunque Egli può muoverci incontro. Ogni cosa la dobbiamo ricevere dalle mani di Dio e santificarla con un sentimento di pietà. Pur tuttavia gli uomini fin dall'inizio hanno saputo che luoghi determinati sono in modo particolare consacrati, riserbati a Dio.

Il portale sta tra l'esterno e l'interno; tra ciò che appartiene al mondo e ciò che è consacrato a Dio.

E quando uno lo varca, il portale gli dice: “Lascia fuori quello che non appartiene all'interno, pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza. Tutto ciò che non è consacrato, lascialo fuori. Fatti puro, tu entri nel santuario.”.

Non dovremmo varcare così frettolosamente, quasi di corsa, il portale! In raccolta lentezza dovremmo superarlo ed aprire il nostro cuore perché avverta quello che il portale gli dice. Dovremmo, anzi, prima sostare un poco in raccoglimento perché il nostro avanzare sia un avanzare della purezza e del raccoglimento.

Ma il portale dice ancora di più. Fai attenzione: quando entri, involontariamente alzi il capo e gli occhi. Lo sguardo si volge all'alto ed abbraccia la vastità dell'ambiente; il petto si dilata e l'anima pure. L'ambiente vasto ed alto della chiesa è similitudine dell'eternità infinita, del cielo in cui abita Dio. Certo, i monti sono ancor più elevati, ed incommensurabile l'azzurra distesa. Però è tutta aperta, non ha limite né figura. Qui invece lo spazio è riservato per Dio. Lo sentiamo nei pilastri che si drizzano verso l'alto, nelle pareti ampie e robuste, nella volta elevata: sì, questa è la casa di Dio, l'abitazione di Dio in una maniera speciale, interiore.

Ed il portale introduce l'uomo a questo mistero. Esso dice: “Deponi ciò ch'è meschino. Liberati da quanto è gretto ed angustiante. Scrolla quanto t'opprime. Dilata il petto. Alza gli occhi. Libera l'anima! Tempio di Dio è questo, ed una similitudine di te stesso. Poiché tempio del Dio vivente sei proprio tu, il tuo corpo e la tua anima. Rendilo ampio, rendilo libero ed elevato!”.

“Alzatevi, chiusure! Apritevi, o porte eterne, che il Re della gloria entri!”, così s'invoca nella Sacra Scrittura. Presta ascolto a questo grido. A che ti giova la casa di legno e di pietre, se non sei tu stesso una casa vivente di Dio? A che ti giova che i portali alti s'incurvino ed i pesanti battenti si schiudano, se in te non s'apre alcuna porta ed il Re della gloria non può entrare?

Da: Lo Spirito della Liturgia di Romano Guardini – Morcelliana Editore , Brescia 1987 .

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