S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Omelia
  del Cardinale Ugo Poletti

II 24 Ottobre 1993 ebbe luogo la solenne inaugurazione dei paramenti, confezionati dall'abito nuziale della Regina Elena, restaurati dall'Associazione A.I.R.H, con una S. Messa Pontificale celebrata da S.Em. Rev.ma il Signor Cardinale Ugo Poletti.

Alla presenza di alcuni personaggi della Real Casa di Savoia e di una folla di devoti si svolse il Pontificale durante il quale S.Em. Rev.ma il Cardinal Poletti pronunciò l'Omelia che qui di seguito pubblichiamo:

" II ricordo odierno della Regina d'Italia, Elena di Savoia, è doveroso, anche secondo le parole della Sacra Scrittura: «Mementote praepositorium vestrorum ...» (Eb. 17,7), «Ricordatevi dei vostri capi». Anche nella devota preghiera è bello ricordarsi di loro perché, pur nel succedersi degli avvenimenti storici e nel cambiamento delle istituzioni, il popolo italiano non dimentichi mai coloro che responsabilmente lo hanno guidato in momenti difficile, terribili, che hanno preparato i tempi presenti: tempi nuovi che speriamo forieri di benessere per la patria.

Novantasette anni fa, come oggi, 24 ottobre, questa basilica michelangiolesca di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri era tutta festosamente ornata: S.A. Reale il Principe Vittorio Emanuele sposava la Principessa Elena del Montenegro.

La principessa Elena era splendida nel suo bianco abito nuziale, nel suo portamento dignitoso; su di lei convergevano, ammirati, gli sguardi dei devoti della Casa Reale e dei suoi futuri sudditi italiani.

La ragione della odierna celebrazione anniversaria consiste in un gesto gentile del figlio della Regina: nel 1968 Sua Maestà Umberto II faceva dono dell'abito nuziale e del manto di sua madre, la Regina Elena a questa basilica perché fossero trasformati, in sua pia memoria, in paramenti liturgici e sacri.

L'Associazione Internazionale Regina Elena ha procurato, a sue spese, che questi abiti, logorati da lungo tempo di trascuratezza e dalla delicatezza stessa del tessuto, fossero restaurati e collocati in dignitosa e sicura custodia perché rimanessero, poi, qui a ricordo dell'avvenimento, a ricordo soprattutto di Colei che degnamente li aveva portati nel giorno in cui diventava Principessa Reale di Casa Savoia e futura Regina.

La Regina Elena è stata forse troppo sottovalutata anche nell'estimazione popolare perché, entrata con nobile discrezione, con umiltà e con intelligenza nella Famiglia Reale, ha saputo tenere, nella storia del popolo italiano, il suo ruolo di Regina con silenziosa generosità e con spirito sciolto e spontaneo. Ha portato, nella Casa Reale Sabauda, sempre contraddistinta da uno stile austero, rigoroso, estremamente riservato, con caratteristiche prettamente piemontesi, un tocco di delicatezza, di finezza, di umanità, di apertura verso la povera gente, come si conviene ai nobili ed ai governanti, che devono avere cura e sollecitudine verso tutti i sudditi, ma anche amore per i più poveri.

La Regina Elena è stata definita la «Regina della Carità», e non poteva esserle attribuito titolo più nobile e più degno; si è servita della sua altissima dignità per un compito veramente cristiano, il più nobile tra tutti i compiti: «servire»; servire i bisognosi, servire la povera gente.

L'esempio nel quale la bontà e sollecitudine materna della Regina rifulse in modo incancellabile, è stata la sua azione nel terribile terremoto che distrusse Messina nel 1908.

La Regina si recò subito là, in mezzo alle famiglie doloranti, tra case in lutto, a soccorrere i feriti e a guidare gli smarriti, organizzando di persona un efficace e intelligente servizio di amore, di carità cristiana, che La rese cara a tutto il popolo italiano, il quale Le attribuì di conseguenza, il nome memorabile di «Regina della Carità».

Quello fu l'episodio più evidente. Ma la regina Elena ha profuso amore e carità in mille forme sconosciute, in mille modi che, sempre personalizzati, raggiungevano i bisognosi più nascosti della popolazione italiana.

Siamo a Roma, dove le povertà e i bisogni sono senza numero: piace citare di Lei un solo caso che sembra significativo. Una suora polacca ucraina fu allontanata dal suo paese, nel 1900, cacciata, perseguitata, umiliata sotto il peso di una ignobile calunnia e approdò, sperduta, a Roma. Era una Santa! Infatti Madre Colomba Gabriel - così si chiamava - fu poi elevata agli onori degli Altari il 16 maggio 1993 dal Papa Giovanni Paolo II. Quella donna grande e coraggiosa nell'esilio e nella povertà, era anche più grande per la fede e la carità che l'animava nella molteplice organizzazione di servizi vari di assistenza, in particolare quelli in favore della categoria più povera e più trascurata di persone che allora c'era a Roma: le persone, cioè, più povere materialmente e socialmente, perché esposte a molti pericoli morali: le giovani lavoratrici e le operaie che provenivano da ogni parte d'Italia e alle quali nessuno faceva caso. Madre Colomba Gabriel fondò in Via di Torre Argentina una casa per le lavoratrici, però non aveva nulla; era poverissima, non sapeva come poter acquistare la casa che pure era necessaria. Si rivolse alla regina Elena, la quale personalmente intervenne per pagarne l'acquisto e anche per continuare poi, direttamente, il sostentamento della Casa che, aperta in Via di Torre Argentina, 173, è ancora oggi opera di aggiornata assistenza, come Casa per le studenti e le lavoratrici. Questo è tuttavia solo un esempio fra migliaia e migliaia di opere di carità che nessuno ricorda e conosce e costituiscono il fondamento autentico dell'appellativo dato alla Regina Elena: la «Regina della Carità».

Non si conosce se sia stata scritta una biografia, organica e documentata, della Regina Elena che ne illustri le insigni doti di donna forte, serena, aperta e persino garbatamente estroversa; di consorte saggia a prudente; di madre cristiana educatrice; di nonna affettuosa, gioiosa; di persona attenta al bene e al servizio del suo popolo italiano. Parlano tuttavia la sua stessa vita pubblica, la sua dignità e la sua sempre composta nobiltà, la sua fede, il suo amore silenzioso per l'Italia che non possono essere dimenticati.
La giovane Regina, fiera nell'animo, come fiera era la sua famiglia montenegrina, era non solo intelligente e aperta, ma anche finemente educata nei migliori Collegi d'Europa, e preparata al grande compito di regina alla corte di Pietroburgo, allora capace di reggere il confronto con tutte le case regnanti d'Europa. Alla giovane Principessa guardavano, appunto, i Regnanti di allora. La Provvidenza la donò all'Italia. La Regina Elena è meravigliosamente viva e vera nello sguardo che risalta nella fotografia ufficiale sua, più diffusa: quegli occhi luminosi, intelligenti, vividi ancora oggi parlano. Esprimono un animo aperto alla iniziativa; vivacità di intelligenza e volontà; desiderosi di scoprire per arrivare poi ad aiutare, a sollevare, a confortare. Noi la ricordiamo così.

Tra un mese, il 28 novembre, ricorre il 41 ° anniversario della sua morte in esilio, a Montpellier, quasi in povertà e umiltà.

Questa data dell'anniversario è anche occasione di pregare non dico per lei, che già avrà avuto il suo premio da Dio, ma anche per la sua Famiglia dispersa, e anche per l'Italia che vive e soffre in una nuova storia.

Sono certo che quella fede cattolica che Ella ha accettato e abbracciato per poter sposare Vittorio Emanuele III, non è stata mai per lei una formalità, bensì una regola di vita piena di servizio, e Colui che tiene conto anche delle più piccole cose, certamente ha premiato già nella gloria questa nobile donna. Non tanto dunque preghiamo per lei, ma preghiamo con lei perché molti imparino questa lezione: la nobiltà più grande è quella dello spirito, la nobiltà più vera è quella che illustra, illumina la vita. È vera dignità regale quella che dona la regalità allo spirito. Noi preghiamo perché non vengano mai meno nel popolo italiano i valori di rispetto, d'amore, di servizio alla gente, per i più poveri, per i più umili.

Oggi le dimensioni di una terribile povertà spirituale, morale, sociale, scatenate dal diffuso e sovente disordinato benessere, si fanno enormi non solo in Italia, ma in tutti i paesi. Oggi è necessario che gli esempi della nobiltà dello spirito, tanto più se ci pervengono attraverso la nobiltà del casato e della dinastia, rivivano e diano testimonianza di opere egregie.

Ci aiuta a comprendere questa verità anche la parola di Dio che abbiamo ascoltato nelle letture di questa celebrazione eucaristica. Nella prima lettura si ricorda la figura del Re: ma quel re è unico perché è il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù. Egli è venuto per regnare quale re di pace e di giustizia sul mondo. Anticipando la figura di quel re, il profeta lamenta i guai del popolo d'Israele che, in antico, aveva dimenticato il suo Signore: cioè i mali del prevalere dell'ingiustizia sui bisogni veri della povertà; la piaga dell' indifferenza, della rivalità degli uomini tra loro; la dimenticanza di chi soffre; il sopruso: mali di allora mali di oggi!

Anche noi viviamo in una società dove sembra contare solo il potere del denaro, il potere del prestigio, il potere sociale e politico; quelli per molti, per troppi, sono i valori. Frattanto molta gente soffre, il popolo soffre, perché si sente in qualche modo governato, ma non amato.

Durante il regno di Casa Savoia, il popolo d'Italia sentiva di essere governato dalla Casa Reale, di essere anche compreso. Ma durante il Regno nella prima metà di questo secolo, il popolo italiano sapeva di essere amato soprattutto dalla sua Regina, e questo ha costituito una ricchezza incomprensibile per la Casa Reale, durante tutto il Regno del suo Re.

Oggi viviamo in un mondo dove regna un grande sconvolgimento di valori. Chi cerca la bontà, chi ha pazienza anche nella povertà, chi promuove uno stile di servizio, è sovente dimenticato, incompreso, combattuto, oppresso. Non occorre elencare i motivi per cui tutto il popolo è inquieto e si lagna. Certo resta vero e valido il precetto di Gesù, la legge fondamentale del vangelo, che abbiamo ascoltato nella lettura del brano evangelico. Gesù ha detto: « Questa è la volontà di Dio: ama il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e il prossimo tuo come te stesso per amore di Dio». II punto di ricerca per una autentica felicità, per un vero benessere, dev' essere il Signore: «Ama il tuo Dio». Ma non può sussistere autenticamente questo riferimento, se esso non si esprime secondo la volontà stessa di Dio: « II tuo amore per me si rivelerà nell'amore che avrai per i tuoi fratelli, soprattutto i più poveri, i più bisognosi».

II riferimento a Dio, la presenza di Dio nella società è sempre più trascurata. Anzi molte volte fa scandalo un riferimento esplicito a Dio. Eppure, dimenticando Dio, si moltiplicano le ingiustizie e le sofferenze soprattutto per i più poveri e per gli umili. La Regina Elena aveva ben capito tutto questo e ha dato testimonianza di nobiltà regale ed ha così ben meritato di poter essere annoverata tra le grandi donne di Casa Savoia: ne ricorderò alcune soltanto: la Beata Luisa di Savoia, vissuta nella seconda metà del XVI secolo, tra il 1500 e il 1600, Principessa, fatta poi religiosa e monaca, è morta nella povertà e nel servizio della carità. Ancora deve essere ricordata un'altra grande Principessa: la Venerabile Maria Clotilde di Savoia, vissuta tra il 1759 a il 1802, sposa esemplare e provata da sofferenze e persecuzioni. E infine ricordo una terza principessa, Clotilde di Savoia, figlia prediletta di Vittorio Emanuele II, sposa di Gerolamo Napoleone di Francia, negli anni turbati della seconda metà del secolo passato in Francia. Fu un esempio di nobiltà regale e di fede cristiana, che rimane, attraverso vicende pericolose e dolorose, vera gemma luminosa di Casa Savoia.

La Regina Elena nella Casa Savoia e nella storia d'Italia è un'altra gemma di dignità regale e di nobiltà cristiana. Sono le opere che contano nella vita.

L'Apostolo Paolo, come abbiamo sentito nella seconda lettura della Messa, scriveva alla primitiva comunità cristiana di Tessalonica e diceva: « Io vi ho annunciato il Vangelo, ma ora non sono più io che vi precedo nell’annuncio. La vostra condotta, la vostra carità fraterna, la vostra sollecitudine per le Chiese che sono nel bisogno, testimoniano la vostra fede, la vostra dignità cristiana». Valga per noi tutti questo richiamo che è l'esempio luminoso, concreto, splendido, semplicissimo quanto nobile che ci trasmette la Regina Elena.

Preghiamo ora, insieme con la Regina Elena che già vive in Dio, perché l'Italia sia sempre degna della sua storia e della sua fede, come pure degna di quei grandi che l'hanno condotta verso i fasti della civiltà, che per l'Italia è sempre la civiltà cristiana".

(Da Carlo d'Amelio e Roberto Ventura, La Regina della Carità, Roma Natale 1993)

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