S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Mitoraj racconta
  La nascita di queste porte è, in modo quasi surreale, legata intensamente alla mia vita.
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Costanzo Costantini, giornalista del Messaggero, e Lorenzo Zichichi, delle Edizioni Il Cigno, decisero anni fa di pubblicare una biografia su di me. Vennero a trovarmi, da Roma a Pietrasanta, e mi convinsero che, in fondo, la mia era stata un'esistenza così diversa da tante altre da valere la pena di essere raccontata. Quando vidi la prima stesura fui costretto a ripercorrere con l'autore e l'editore tanti aspetti profondamente legati alla mia persona. Decisi che fosse meglio lavorare a stretto contatto con loro, per cui rimasi lunghi periodi a Roma.

Durante uno di questi soggiorni, Lorenzo mi portò a fare una passeggiata per la città. Come se si trattasse di una casualità si fermò davanti alla maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli, che ben conoscevo, mi fece notare lo stato fatiscente delle vecchie porte lignee, e infine mi chiese perché non provavo a pensare di fare due belle porte in bronzo per la Basilica. Rimasi un po' stordito, ma non mi diede neanche il tempo di rispondergli. Mi trascinò dentro la chiesa e mi presentò il vulcanico monsignor Giuliano, che mi fece visitare la Basilica in lungo e in largo, per infine concludere con la medesima richiesta di Lorenzo. Ero stato incastrato? Non so dirlo ancora oggi.

Ho impiegato molto tempo ad accettare la proposta di realizzare le porte della Basilica, perché sprigionare l'energia che merita un'opera di questa portata mi sembrava un'impresa impossibile. Eppure, non c'è dubbio, la tentazione era forte. Ero tormentato. Mi avevano trasmesso il loro entusiasmo. Ma io mi chiedevo e richiedevo: com'è possibile per uno scultore contemporaneo affrontare l'arte sacra nella città che è il museo di capolavori più grande del mondo? Ma Lorenzo e monsignore insistevano. Mi fecero notare che la facciata necessitava di un intervento artistico. Mi fecero notare che prima o poi qualcuno avrebbe rifatto le porte. Mi fecero conoscere il funzionario responsabile della Soprintendenza, Alessandro De Falco, che mi confermò la necessità di dover fare qualcosa per le vecchie porte.

Alla fine mi sono convinto. E ho scelto due momenti fondamentali della storia del Cristianesimo: l'Annunciazione, con la quale inizia la storia della vita tormentata di Cristo, e la sua Resurrezione, un evento misterioso dal fascino incredibile. Queste immagini mi hanno assorbito la mente per più di due anni. Ma più avanzavo nel lavoro e più ero felice e pensavo alla fortuna di poterlo fare. E tutto ciò in tutta libertà, grazie a monsignor Giuliano che mi ha dato piena fiducia e un appoggio morale.
 

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IGOR MITORAJ raccontato

Alle porte di Igor Magno (Marco Di Cpua)

Spiritualità e classicità nei portali di Igor Mitoraj. Un segno contemporaneo per un messaggio religioso ( Carlo Chenis)

Le porte di Mitoraj: tradizione estetica e teologia (Guido Mazzotta)

Le porte in bronzo di Igor Mitoraj (Renzo Giuliano) - Annunciazione e Risurrezione, il mistero plenario nelle porte in bronzo di Igor Mitoraj in Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.

Le Porte del Silenzio (Tahar Ben Jelloun)

Nato nel 1944 a Oederan da madre polacca e padre francese, Igor Mitoraj, al termine della guerra si trasferisce con la madre a Cracovia. È qui che inizia a seguire gli studi accademici frequentando i corsi di Tadeusz Kantor – noto pittore e rappresentante dell'avanguardia teatrale polacca. Alla fine degli anni 60 si iscrive all'Ecole des Beaux Arts di Parigi, prima tappa di una serie di soggiorni-studio che lo portano in Messico, Grecia, Stati Uniti e, infine, in Italia. Nel 1979 giunge a Pietrasanta, in Toscana, dove inizia a lavorare con il marmo, la terracotta, il bronzo: i suoi materiali.

Da allora vive a Parigi e Pietrasanta, di cui è cittadino onorario.

È la classicità il referente principale di Igor Mitoraj. Non si tratta di “rinascimento” o di un semplice ritorno al passato. La sua scultura da una parte si richiama apertamente ai modelli della tradizione greco-romana, dall'altra esprime una tensione fortemente attuale, un'ansia di conoscenza introspettiva e un'inquietudine che sono profondamente connaturate alla modernità.

La sua lettura della tradizione classica non vuole esaltare, né adattare o rimodellare gli antichi registri, ma rappresenta frammenti di storia in un continuo interrogarsi sul disagio e il progressivo smarrimento della società contemporanea. Le sue sculture sono immagini frammentate, mutilate, attraversate da vuoti: reperti proiettati nella modernità.

La complessa e seducente storia della Basilica offre a Mitoray l'occasione di richiamare i canoni della classicità e del rinascimento per modellare un'opera che palpita di visioni soprannaturali e di epopee martiriali.

Il portale di sinistra tematizza il mistero dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine, quello di destra annuncia il mistero della Resurrezione di Cristo. Entrambi gli eventi non hanno testimoni per cui obbligano all' “obsequium fidei”.

Il fondo rappresenta l'orbe terracqueo attraverso campiture glabre e stesure increspate che indicano la trasformazione del “chronos” in “chairos”, cioè del tempo cronologico in tempo spirituale. Paradigma dell'umanità redenta è Maria, che si fa portavoce di salvezza e immagine della Chiesa.


 

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