S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Lettera
  di Antonio del Duca alla Signora Lucrezia Rovere-Colonna

perché intercedesse da Paolo III il permesso di dedicare al culto cristiano l’aula centrale delle Terme di Diocleziano:

“ Poichè a Christo nostro Redentore per sua infinita clemenza, ha piaciuto mettere in luce la Chiesa di sette Prencipi degli Angeli in questa alma città, edificata per mano di Santi Martiri, confidato nella buona gratia et divotione di V.E. dirò per ordine come mi sia venuta a notitia, et a V.E. non dispiacerà quello leggere con attentione.

Primieramente venendo io a Roma con gran desiderio di imparare qualche lettera latina circa lo sesto anno di Giulio Papa II° di santa memoria ( che fu nell’anno 1509 ) un giorno nella casa di ms. Domenico Massimo di buona m. Gio/Lombardo cognomine precettore di Messer Luca Massimo, mi mostrò un Messer Thomaso Bellorosso, al quale io feci riverenza, quale haveva governato l’Arcivescovato del Rev.mo Card. Reghino in Ungaria, detto Messer Thomaso presto andò in Palermo Vicario Generale messo dal Rev.mo Card. di Surrento.

Passati alcuni anni, trovandomi a Palermo detto Ms. Thomaso mi disse che volendo far imparare musica alli Chierici della maggior Chiesa Panormitana per scola elesse una picciola Chiesa di S.Angelo appresso detta maggior Chiesa, circa cinquanta passi, quale sempre stava serrata.

Un giorno andando con alcuni dottori ad intendere cantare, li dottori guardando per le mura di detta Chiesa viddero certe figure, che a pena per l’antichità si potevano conoscere, quali fecero nettare et con oglio schiarire, trovorno sette imagini bellissime con l’ historie che io ho fatto stampare di sette Prencipi degli Angeli; Messer Thomaso dette notizia all’Illustrissimo Viceré di Sicilia D.Hettore Pignatello, nella quale Chiesa primo fu fatta compagnia delli primi huomini e donne della Città; allora un Pisano dette a Ms. Thomaso un libretto di molte eccellenze di sette Angeli, nel quale era una profetia, che diceva in lingua volgare: “ = Allora questi sette Angeli incominciaronno ad essere esaltati quando la mitra vedrà in vetro = ”, che fu Leon X di s.mem..

Dopo nel Pontificato di Clemente P. 7 in detta Chiesa fecero un monastero di donne Sante Vergini, secondo la regola di S.Francesco di Paola, nel qual tempo io ritrovandomi in casa di Mons. Reverendissimo Antonio Cardinale di Monte Vescovo Portuense di b.m., un giorno sua Signoria Rev.ma havendo recitato quattro miracoli di Santi Angeli dignissimi di memoria, in animo mio proposi fare portare le predette imagini di sette Angeli; quelle, portate del proprio disegno a colore, presentai a detto Reverendissimo Messer Girolamo Machabeo, nel presente Vescovo di Castro, che havessimo composta la messa in honor di detti sette Prencipi degli Angeli, nell’anno che la Cesarea Maestà stava con l’esercito in defensione di Vienna ( che fù l’anno 1532) dopo poco tempo essendo sua Signoria Reverendissima legato di Roma, volse che havesse stata rivista per Maestro Dionisio dell’Ordine dei Servi; Tanto detto Cardinale quanto detto maestro Dionisio dopo fecero spesso dire detta messa nell’anno ultimo della vita di detto Cardinale.

Io conformato con la volontà di Dio, mi conferivi alla patria con animo di non tornar più a Roma. Per un anno pativi grande infermità, et vassato dalle mali liti, fui costretto ritornare in Roma, mi collocai nella Chiesa di S. Maria di Loreto.

Mastro Dionisio fatto Cardinale di S. Marcello dette notitia a Ms. Bartolomeo Salutio di questa divotione, lo quale ogni giorno mi sollecitava, che havessi fatto qualche cosa in honore di detti sette Angeli, sopra del che io non pensava più: li rispondeva che non era cosa per me, ma che Iddio ce l’haverà provisto, perché lo candelabro, che Iddio fece fare per Moises, d’oro purissimo intra l’altre significationi ancora significava la chiesa di detti sette Angeli, e come detto candelabro fu mirabile in Gerusalemme, capo del vecchio testamento, così in Roma capo del nuovo si doveva fare una Chiesa mirabile di sette Angeli, et come le sette lucerne ardenti furono collocate sopra lo detto candeliero per Aaron sommo dei Giudei sacerdote, così le sette imagini de’ sette Prencipi degli Angeli figurate dalle sette lucerne doveano essere esaltate per mano del sommo sacerdote de’ Christiani, onde non sperava che nelli tempi nostri si dovesse fare tanta mirabil chiesa pur per sodisfare alla devotione di detto Ms. Bartolomeo io feci radunare la compagnia de’ confrati a detta Chiesa di S. Maria di Loreto, acciò mi havessero concesso una cappella in detta Chiesa per farci dipingere dette Immagini e che haveria speso ducati 200 e che haveria fatto edificare una camera per lo cappellano di detta cappella, e che haveria fatto testamento di lassare tutta la robba mia a detta cappella.

Li capitoli che io faci hebbe in mano Bartholomeo fornaro, che al presente sta innanzi la Chiesa di S. Silvestro, che era Camerlengo. Detta compagnia timida, non dubitando di me per loro gratia, ma per l’avvenire alcuno non l’havesse impetrato detta chiesa, non si contentò. Pertanto io risposi a detto Ms. Bartholomeo al presente Abbate di Salutio, che la divina provvidenza havrebbe provvisto e per non haver possuto impetrar questa gratia mi trovava con grande dispiacenza nel mio core, se bene non lo mostrava, e perché mio frate mi scrisse una lite antica mossa dalli antichi ministri di Satanasso contro la Chiesa di S. Croce di Palermo, mi era accresciuto il dolore, per la qual lite ricorsi alli digiuni di S. Caterina in pane et acqua, che essa havesse interceduto appresso Dio di liberarmi da tale lite, nel fine delli dodici digiuni, per dodici lunedì, non pensando più in Angeli, nel tempo dell’estate, nell’aurora, nell’anno settimo di Paolo Papa per divina provvidenza terzo che fu l’anno 1541, che avevo da celebrare lo sacrificio della messa in da Chiesa dove io habitava, mi svegliai e svegliato subbito in un momento alzai la metà della persona sopra delle braccia nel letto, e stando fisso come una colonna, ecco, che pareva essere dentro le Terme di Diocletiano, dentro lo cortile innanzi la porta delle Terme, una luce più di neve bianca, che andava su, usciva dal suolo delle Terme, più splendente di un cristallo mi mostrò nella prima parte dentro la fronte, più chiare dette Terme, per la parte dentro, che se avessi visto con gli occhi corporali et in un medesimo tempo quattro effetti fece: 1° - mostrò come ho detto le Therme; 2° - mi disse che quelle erano il tempio de’ sette spiriti assistenti inanti a Dio; 3° - che avessi letto l’historia di S.Saturnino; 4° - e nella prima Cappella l’imagine di S. Saturnino depinta a modo di cona, in una tavola o tela, stava pendente nell’aria, era imagine di vecchio, di mediocre statura, del viso assomigliava ad una imagine, che io havevo di S. Saturnino nel mio breviario e però subbito conobbi, che era di S. Saturnino, di barba bianca con pochi peli negri.

Meglio in un tempo percepivi tutte le sopra dette cose nel modo mirabile che detta luce mi mostrò, senza parlare di voce vocale, che se un huomo me l’havesse detto parlando, che è impossibile ad un huomo dire quattro cose in un tempo, credo sia stato al modo che gli Angeli parlano. Sempre detta visione mi sta fissa nella prima parte della memoria che mai me l’ho scordata.

Passata tanta mirabile rivelatione e stupito per tanto miracolo, quando mi vestiva a pena mi teneva sopra li piedi per molti giorni hebbi incredibile allegrezza, perché Dio onnipotente, innanti più di mill’anni per mano di Santi Martiri procurò in fare adempire la figura del candeliero d’oro purissimo per la chiesa de’ sette suoi spiriti assistenti, quale io nel tempo di venire sperava doversi fare e doppo sempre ho sperato, che se detta Chiesa si consacrasse, tutta la Christianità vi havrebbe da ricevere grandissimo beneficio: dissi la prima messa poco tempo di poi, et andai quasi volando a dette Therme, le trovai come haveva visto nella visione, et un altro giorno nella medesima hora, non mi satiavo di vederle ritornai, dalle quali uscendo ms. Antonio Massimo solo era a cavallo fuora nel piano, io hebbi vergogna essere visto uscire dal luogo a me insolito, e hora a me insolita. Sia lodato et ringratiato N.S. Gesù Cristo, che s’ha degnato a tempi ultimi del mondo mostrare tanto miracolo secreto.

Humilmente lo prego di continuo, sia a laude e gloria sua e a salute dell’anime nostre, per intercessione di detti sette Prencipi assistenti al suo Divino Trono e la sua gloriosissima Madre Vergine Maria e per l’unione di tutta la Santa Madre Ecclesia Christiana, e per lo felice stato di Vostra Eccellenza, alla buona gratia della quale di continuo nella Charità santa mi raccomando.

In Roma nella Chiesa dell’orfanelli 13 Novembre 1546

D. V. E.

Humile servitore devotissimo

Antonius Duca presbiter indigniss. “

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