Sul Corriere della Sera del 14 Novembre 2001 in un articolo dal titolo: "Si
inaugura a S. Maria degli Angeli la copertura in vetro della cupola. Una Lanterna
per la Basilica. L’opera di Narcissus Quagliata donata dall’arcidiocesi
di Baltimora" scrive Lauretta Colonnelli:
"Non solo opera d’arte, ma anche meridiana, grazie a un complesso
sistema di lenti astronomiche realizzato dall’Università di Città
del Messico che riflette sul pavimento il cerchio del sole; è la nuova
lanterna della cupola di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
L’opera, costruita dall’artista Narcissus Quagliata, allievo di
De Chirico emigrato giovanissimo in America, verrà inaugurata questa
sera dal cardinale William H. Keeler, l’arcivescovo di Baltimora che ha
donato la lanterna alla basilica.
Era dai primi del Novecento che l’antica cupola romana del tempio, progettato
nel 1561 da Michelangelo sui resti delle terme di Diocleziano, non aveva più
una copertura in vetro. Il primo lucernario della rotonda, più piccolo
di quello del Pantheon di appena qualche centimetro, compare nella pianta di
Roma incisa dal Duperac nel 1577; non si sa se fosse installato dallo stesso
Buonarroti, che era morto 13 anni prima. Si sa per certo, invece, che Luigi
Vanvitelli, riprendendo i lavori nella basilica alla metà del Settecento,
sostituì quella lanterna con un’altra ornata da un motivo floreale.
Ma anche questa fu soppressa agli inizi del secolo scorso, con l’intento
di ripristinare l’antica struttura. Da allora l’oculo fu chiuso
con vari tipi di lucernario, senza trovare però una soluzione soddisfacente.
L’iniziativa attuale parte da un’idea di Lorenzo Zichichi delle
edizioni Il Cigno, che ha dato l’incarico a Narcissus Quagliata. L’artista
ha cercato di costruire una nuova lanterna nel rispetto dell’originaria
architettura romana, creando una struttura in vetro che assicuri la necessaria
copertura senza impedire l’afflusso della luce. Anzi è proprio
alla luce che ha affidato la fascinazione della sua opera, una cupola di cinque
metri di diametro, che si salda all’oculo con quattro globi di acciaio
rivestiti in oro zecchino.
Il disegno è simmetrico a quello del pavimento sottostante, di cui riflette
la composizione: una serie di anelli concentrici attraversati da linee che convergono
verso l’apice e dividono la cupola in otto spicchi colorati con sfumature
di grigio azzurro, viola, lilla e rosa.
Il centro, punto di maggior luminosità, è occupato da una triplice
sfera di cristallo quasi incolore, dalla quale si dipartono sette raggi destinati
a spargere all’interno dell’ambiente riflessi di luce diversi a
seconda dei vari momenti della giornata e delle stagioni.
Il fascino dell’invenzione di Quagliata sta anche nelle novità
tecniche che nascono dalla lunga sperimentazione dell’artista nel trattamento
delle vetrate. I vetri della lanterna sono stati infatti curvati al momento
della cottura nei forni: risultato che di norma si ottiene, in modo però
discontinuo, attraverso la sfaccettatura delle superfici.
Il lavoro ha incontrato il favore di un critico come Maurizio Calvesi, che
sostiene: “E’ bene evitare interventi moderni nell’antico,
ma questo è un caso tutto particolare e la scelta di un artista che,
tra i viventi, è anche tecnicamente il numero uno nel mondo per il trattamento
delle vetrate appare indubbiamente felice”. Fino alla fine di novembre,
all’interno della stessa basilica, sono in mostra i bozzetti e gli studi
preparatori della vetrata".