S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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  Riportiamo frasi di chi ha voluto essere vicino, con l’affetto e la riflessione, ai tragici momenti di dolore di questa settimana e di chi ha seguito, magari in diretta televisiva, la celebrazione dalla nostra Basilica.

Ad una settimana dai funerali delle tre vittime di Nassiria, ancora un giorno di lutto per l'Italia. Oggi, nella stessa basilica, di una settimana fa, Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a Roma, si sono svolti i solenni funerali di stato per il tenente Manuel Fiorito e il maresciallo Luca Polsinelli morti in un attentato, venerdì scorso in Afghanistan. Presenti tutte le autorità istituzionali, prime fra tutte Carlo Azeglio Ciampi, presidente dimissionario e molti esponenti politici di vari partiti. Presenti anche i familiari delle vittime, straziati dal dolore, per la perdita dei loro figli. La santa messa presieduta dal vescovo mons. Angelo Bagnasco, ordinario militare, ha visto la presenza di molti sacerdoti con celebranti, tra cui mon. Luca Bradolini, vescovo di Sora, paese nativo di una delle vittime.
È difficile descrivere la scena dell'entrata delle bare nella basilica, prima della messa, tutto ciò che si può dire, lo esprime l'applauso, generoso, emozionante, commovente, verso quei giovani che hanno dato la loro vita per la patria e la pace.
Nell'omelia del vescovo Bagnasco si avverte un senso di rabbia, di intolleranza verso chi non accetta la democrazia, definendo l'attentato come una:« lucida e ignobile follia di chi non vuole la pace e disprezza i diritti umani ». Una cosa è certa, questi ragazzi, Manuel e Luca, non sono morti invano -come ha ricordato Bagnasco- la loro morte non segna la sconfitta dell'utilità della missione-testimonianza, il loro sacrificio apre ad una speranza. Affidiamo questi nostri giovani eroi a Cristo Buon pastore, perché li possa accogliere nel suo regno eterno, come figli del Padre, in quanto, operatori di pace. (Oreste)

Vittime per la pace: Nassirya.
Il sacrificio di questi ragazzi non deve rimanere vano, il nostro cuore e la nostra anima deve vivere anche per loro per dimostrare al mondo intero che c'è qualcosa oltre il male e con le guerre e le brutalità non si può distruggere il bene che ha creato Dio. Viviamo tutti sotto lo stesso cielo e i ragazzi che hanno subito questa infamia erano lì per aiutare quel popolo, in pace, ed in pace, nel silenzio di una piazza gremita di gente, se ne sono andati, ma hanno lasciato dentro ognuno di noi tanta forza per dire "basta", ma allo stesso tempo per andare avanti con lo sguardo fiero ed il cuore gonfio, solo attraverso la bontà, la generosità, il dialogo e l'impegno di tutti i giorni di ognuno di noi, che sia militare, che sia madre, che sia padre, che sia figlio, che sia religioso possiamo far arrivare il "messaggio" anche alla persona più cattiva di questo mondo, un messaggio di pace, di fratellanza come Gesù ci ha insegnato. (Lucia Bigi)

Vittime per la pace: Nassirya - Kabul
Martedì il funerale dei due giovani militari caduti nella missione di pace a Kabul.
Ad una settimana esatta dai funerali delle tre vittime a Nassirya, nella nostra stessa Basilica!
La nostra preghiera e la nostra umana partecipazione sono doverose, specie in questa Basilica che li ha accompagnati nell'ultimo religioso saluto, con tanta commozione.
Con cuore sgomento guardiamo, da una parte all'atto violento che ha spezzato queste vite, dall'altra ci è davanti tutto il valore della scelta di vita che ha impegnato l'idealità di servizio di questi nostri connazionali giovani.
“Chi dona la propria vita per gli altri deve sempre avere un posto previlegiato nei nostri cuori.Grazie ancora”.
(Fulvio)

“Cuore e preghiere e richiesta di pace per tutti gli
uomini. Uomini stanchi di tanta atrocità, stanchi di
schiocchezza che fa schiantare sulla strada intere
famiglie distrutte dalla follia umana. Il Signore
sempre ponga su di noi uno sguardo amorevole e ci
protegga dai mali a venire”.
(Nicoletta)

“Il sacrificio di questi ragazzi non deve rimanere vano, il nostro cuore e la nostra anima deve vivere anche per loro per dimostrare al mondo intero che c'è qualcosa oltre il male e con le guerre e le brutalità non si può distruggere il bene che ha creato Dio. Viviamo tutti sotto lo stesso cielo e i ragazzi che hanno subito questa infamia erano lì per aiutare quel popolo, in pace, ed in pace, nel silenzio di una piazza gremita di gente, se ne sono andati, ma hanno lasciato dentro ognuno di noi tanta forza per dire "basta", ma allo stesso tempo per andare avanti con lo sguardo fiero ed il cuore gonfio, solo attraverso la bontà, la generosità, il dialogo e l'impegno di tutti i giorni di ognuno di noi, che sia militare, che sia madre, che sia padre, che sia figlio, che sia religioso possiamo far arrivare il "messaggio" anche alla persona più cattiva di questo mondo, un messaggio di pace, di fratellanza come Gesù ci ha insegnato”.
(Lucia)

Il cuore dell'Italia è qui. Sono queste le parole d'inizio, dell' ordinario militare mons. Angelo Bagnasco, nell'omelia, per i funerali di stato del capitano dell'esercito Nicola Ciardelli, il maresciallo capo dei Carabinieri Franco Lattanzio e il Maresciallo Carlo De Trizio, uccisi a Nassiriya.
La Basilica Santa Maria degli Angeli, oggi, come altre volte è accaduto, ha vissuto uno dei momenti più delicati della storia d'Italia. Una chiesa gremita di militari, di politici, di gente comune per rendere omaggio a questi tre uomini, che meritano il titolo di eroi. In prima fila tutte le autorità istituzionali, il presidente Carlo Azeglio Ciampi, visibilmente commosso, il presidente della camera Bertinotti, il presidente del senato Marini, Silvio Berlusconi, Romano Prodi e molti altri. Certamente accanto a loro non possiamo non menzionare, i familiari dei militari uccisi, dai volti disperati e dissipati dalle lacrime. Nella Basilica, la celebrazione si svolge nel silenzio di una assemblea unita, che prega per questi figli che hanno perso la vita in una terra straniera. Il vescovo nell'omelia ricorda la missione di questi ragazzi italiani: « volevano fare del bene, innanzitutto ai più deboli. Ma proprio per questo bene la loro vita era al limite del male e il loro sacrificio non sarà vano». Anche il Papa fa sentire la sua vicinanza ai familiari delle vittime con un telegramma, letto all'inizio della celebrazione.
Bastava che ti guardavi attorno e notavi che gli occhi di tutti, anche di quelli che non conoscevano i caduti, erano lacrimanti. C'era ch.i piangeva senza speranza, chi piangeva senza farsi vedere, chi aveva gli occhi chiusi, chi si chiedeva: perché la guerra? Insomma era un crogiuolo di sentimenti, che faceva intenerire qualsiasi uomo, qualsiasi donna. Due icone, voglio sottolineare e raccontarvi. La prima icona è dei politici presenti, di entrambi gli schieramenti, che stavano seduti l'uno accanto all'altro. Per un ora, non distanti e feroci come agli scranni del parlamento, ma uniti nell'offrire il proprio umore e amore ai familiari delle vittime. Una cosa non posso non augurarmi, che momenti di unione in futuro non arrivino da eventi tragici, ma anche e soprattutto da idee e posizioni, pur se diverse almeno condivise. La tavola, come disse un santo vescovo don Tonino Bello, dove vi è la convivialità delle differenze .
La seconda scena riguarda una personalità forte, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente, dal cuore buono, scambia la pace con i familiari dei caduti. Un gesto come tanti altri, no, un gesto carico di senso, si. Chi vuole un Italia democratica, questo gesto non può dimenticarlo. Mi si chiede perché? La democrazia non nasce come il frutto dal fiore, non ci è offerta e costituita, ne è possibile averla dalle istituzioni, se esse per prime non sono strutture libere e democratiche. La democrazia si ha fondando l'universalità delle persona, della sua dignità, della sua libertà, in questo caso le strutture (istituzioni) saranno capaci di dire qualcosa che interessa l'uomo. Il gesto di Ciampi, non è semplice, è audace, perché si inserisce a mio modesto parere in questa esperienza di democrazia. Perché non c'è democrazia senza fratellanza. Apprezziamo questo gesto, che racchiude il senso della democrazia e ne dischiude la sua testimonianza.
Alla fine il suono delle trombe chiude una giornata amara, le note proclamano il silenzio, il distacco, ma anche un'altra bella parola: la Pace. (Oreste)

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