S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Le porte di Mitoraj: tradizione estetica e teologia (Guido Mazzotta)
 
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Mi mostrano le fotografie delle due porte di Mitoraj per la basilica romana di santa Maria degli Angeli e subito mi colpiscono le figure monche che vi campeggiano e infine assorbono qualsiasi altro elemento figurativo da diventare, mi pare, chiave d'accesso all'opera di Mitoraj. Chiave d'accesso a queste due bellissime porte, certo, ma forse anche all'intera sua produzione artistica. La suggestione del luogo, sacro alla presenza ricreatrice di Michelangelo, avrà forse ricordato al Maestro Mitoraj l'estetica del “non-finito” e le relative tecniche compositive. Ma il rinvio che prevale pare più remoto e attinge l'età classica: come se le sculture di Mitoraj fossero anch'esse mutilate dall'ingiuria del tempo e degli uomini e, nel suo bronzo lavorato, splendessero ancora l'antichità di quei millenni e la luce del mare greco.

Ma poi si osservano altre sculture del Maestro e spicca, insistita e intenzionale, la presenza di elementi surrealistici. Le donne bendate evocano subito un Magritte. Come dire che non di operazione calligrafica si tratta ma di contaminazioni deliziose, intese a raccogliere tempi diversi e lontani attorno all'unico asse che orienta ogni tempo e salva ogni istante: la vita di Gesù nella sua assoluta singolarità. “Singolarità”, perché consiste d'un piccolo segmento della nostra storia, delimitato nello spazio e nel tempo, l'evento quasi domestico e interiore che si consuma a Nazaret; ma “assoluta”, perché lo stesso piccolo segmento custodisce il senso di tutt'intera la storia e dell'universo cosmico. La vita di Gesù non finisce ma ricomincia la mattina di Pasqua e finalmente spezza i circoli di spazio e tempo che trattengono prigioniere le genti. La Croce , infine, s'identifica con il Risorto e, come dirlo?, s'intranea in Lui: il Corpo glorioso s'apre ormai a raccogliere ogni anelito umano e cosmico e a investirlo di vita nuova nello Spirito.

Tradizione estetica e invenzione dell'artista mostrano congiuntamente, nelle due porte, la doppia destinazione della vicenda cristiana: in quella dell'annunciazione essa adempie la speranza d'Israele e la profezia messianica; nella porta della resurrezione, essa adempie l'attesa delle genti e il logos greco della bellezza.


 

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