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Francesco Bianchini |
Nato a Verona il 23 dicembre 1662 da Gaspare e Cornelia Vailetti, educato a Bologna, poi a Padova, città nelle quali studiò teologia, anatomia, botanica, (raccogliendo un notevole erbario), matematiche, fisica e astronomia. Si trasferì nel 1689, (dopo una breve dimora nel 1684), definitivamente a Roma, ove si erudì anche nelle lingue ebraica, greca e francese, e particolarmente nell’archeologia e nella storia. Pur non risolvendosi mai a prendere altro che gli ordini minori (1699), ebbe un canonicato da Alessandro VIII (1691) e un altro dal nipote di quel papa, cardinale Pietro Ottoboni (1699), del quale fu anche bibliotecario. Clemente XI lo nominò suo cameriere d’onore (1701); istoriografo del legato a latere inviato a Napoli in occasione della venuta di Filippo V di Spagna (1702); presidente delle “antichità”, cioè di un museo destinato a raccogliere soprattutto iscrizioni relative alla storia della chiesa (1703); segretario della congregazione per la riforma del calendario (1705); canonico liberiano (1720). Nel 1712, recatosi a Parigi a portare la berretta cardinalizia ad Armando de Rohan-Soubise, ebbe grandi onori da quella Accademia delle scienze alla quale era stato aggregato fin dal 1705 e nei cui Atti inserì parecchie memorie. In quella occasione compì anche un viaggio d’istruzione in Lorena, Olanda, Belgio, Inghilterra, ove conobbe il Newton. Tornato a Roma (1713), consacrò otto anni, durante i quali fece altresì escursioni in Toscana, Romagna e Lombardia, alla determinazione di una linea meridiana dall’uno all’altro mare, a imitazione di quella tirata dal Cassini attraverso la Francia; costruì in Roma stessa parecchie meridiane, tra cui quella che è tuttora in Santa Maria degli Angeli (linea Clementina); e, al dire di Eustachio Manfredi, avrebbe anche scoperto le irregolarità annue dalle quali, otto anni più tardi, il Bradley dedusse l’aberrazione annua delle stelle. Innocenzo XIII lo nominò referendario dell’una e l’altra segnatura e prelato domestico (1723); Benedetto XIII lo nominò istoriografo del sinodo romano del 1725 e prefetto dell’Archivio liberiano. Al nome del Bianchini come presidente delle antichità si legano i lavori di scavo eseguiti dai Farnese sul Palatino e la scoperta del colombario degli schiavi e liberti di Livia sulla via Appia. Già rovinato in salute in seguito ad una grave caduta (1727), morì d’idropisia in Roma il 2 marzo 1729. È sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore. Dopo le varie ristrutturazioni avvenute dal 1700 in poi è impossibile individuare il sepolcro di Francesco Bianchini. Rimane invece la bellissima iscrizione funeraria che è stata posta nella parete sinistra del primo ramo delle scale della Canonica, che così recita: Franciscus Blanchinus Veronensis Tanti viri memoriae
Un altro monumento gli è stato elevato nella Cattedrale della sua città natale, in Verona.
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