S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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NARCISSUS QUAGLIATA A SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI IN ROMA
 
QUAGLIATA  Narcisssus – scultore in vetro. Nasce  a  Roma nel 1942 da genitori siciliani.

Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti in Roma, allievo di Giorgio De Chirico.
A 19 anni si è trasferito a S. Francisco, completando gli studi  presso l’Accademia statunitense di Belle Arti ed è proprio nell’America del Nord e poi in Messico che ha realizzato le sue opere più grandiose.
E’ uno delle figure più celebri al mondo nel campo dell’arte vetraria artistica di questi ultimi sessant’anni.
Sebbene debba la sua più vasta fama alla creazione di vetri istoriati e molati, egli è ora normalmente impegnato, ai confini dell’impossibile, nelle applicazioni più avanzate della tecnologia ottica nel campo dell’arte.
I suoi lavori sono presenti nei maggiori musei,  in collezioni private, in numerosi edifici pubblici e in residenze private, in tutto il mondo.

A SANTA MARIA DEGLI ANGELI
“La lanterna” sulla cupola del Vestibolo o Sala Rotonda (ex-Tepidarium romano).

L’artista ha cercato di costruire la nuova lanterna nel rispetto dell’originaria architettura romana.
La prima lanterna sulla cupola del “Tepidarium”, conosciuta attraverso i documenti, compare nella pianta di Etienne Dupérac, architetto, pittore,incisore (Parigi 1552-1604).
La lanterna doveva essere quindi d’impianto romano e consisteva in un oculo a cielo aperto più piccolo di quello del Pantheon (meno di 9 metri), dove la pioggia entrava liberamente ed era raccolta in una tazza al centro del Tepidarium.
(Essa  era, secondo Nibbi-Porena “ un unicum nel suo genere, di un solo masso… di 14 e 40 centimetri di circonferenza, in porfido rosso”. 
Attualmente si trova ai Musei Vaticani (Salvatore Aurigemma), al centro della Sala Rotonda, capolavoro di Michelangelo Simonetti, costruita verso l il 1700 sul modello del Pantheon).
L’autore della prima lanterna non è quindi Michelangelo (1475-1564), come qualcuno afferma, perché egli era scomparso già da 13 anni.
Alla metà del ‘700 l’architetto Luigi Vanvitelli, che aveva avuto l’incarico di ristrutturare la Basilica, sostituì la lanterna romana con una nuova dai motivi floreali (Figura 11, pagina 43, le Chiese illustrate di Roma di Guglielmo Matthiae).
Ma già dai primi del ‘900 la copertura non era più adatta e da allora l’oculo fu chiuso con vari tipi di lucernario in muratura, uno dei quali si può vedere nella Cappella di S. Teresa dove è esposta una mostra permanente di fotografie, illustrazioni sulle Terme dioclezianee e la Basilica.
Non si riuscì tuttavia a trovare una soluzione soddisfacente perché le varie coperture adottate non consentivano di proteggere il Vestibolo dalla pioggia.
E ciò fino a un fortuito scivolone sul pavimento della Chiesa di Lorenzo Zichichi consulente artistico della Basilica e Direttore delle Edizioni “Il Cigno- Galileo Galilei”, in Roma.
L’iniziativa per questa nuova lanterna è nata nel 1984 dalle conversazioni tra Lorenzo Zichichi, siciliano, con l’allora  parroco della Basilica, Monsignor Renzo Giuliano, pure lui siciliano nato a Montelepre, patria del famoso bandito Salvatore Giuliano.
Fu Lorenzo Zichichi a suggerire a Don Renzo il nome di Narcissus Quagliata.
L’artista ha cercato di costruire la nuova lanterna nel rispetto dell’originaria architettura romana; essa infatti non poggia direttamente sulle tegole del tetto della cupola, ma Quagliata ha lasciato un interstizio tra queste e la struttura metallica che regge la lanterna per cui si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una lanterna sospesa.
La lanterna è posta a 25 metri dal pavimento.
Misura 5 metri di diametro.
E’ alta 2 metri.
Il disegno è simmetrico a quello del pavimento sottostante, di cui riflette la composizione che consta di una serie di anelli concentrici attraversati da linee che convergono verso l’apice e dividono la cupola in 8 spicchi formati da 24 lastre di vetro curvate nel forno prima dell’assemblaggio, lastre colorate con sfumature di grigio azzurro, viola, lilla, rosa, colori che si intonano a quelli dei marmi e della vetrata istoriata della navata centrale.
Il centro, punto di maggiore luminosità, è occupato da una triplice sfera di cui due di vetro soffiato e la più piccola di quarzo, quasi incolori, dalle quali si dipartono sette raggi destinati a spargere all’interno dell’ambiente riflessi di luce diversa a seconda dei vari momenti della giornata e delle stagioni, quando c’è bel sole.
Ciascun spicchio ha in comune con l’altro, alla base, un globo d’acciaio rivestito in oro zecchino.
Dietro i globi sono nascoste le staffe d’ancoraggio che si possono vedere chiaramente all’esterno  della chiesa venendo da Stazione Termini o da Via Nazionale
Da un punto di vista teologico il fatto che al centro sia posta la sfera di quarzo più piccola che si adagia all’interno di altre due sfere (tre sfere concentriche una dentro l’altra), nelle quali culmina la cupola,sta a significare la SS. Trinità, fonte di luce che scende sul mondo.
I sette bianchi raggi che si dipartono invece dalla sfera vogliono ricordare simbolicamente i 7 Angeli e i 7 Martiri cui è dedicata la Chiesa

Una frase manoscritta di Giovanni Paolo II è stata incisa sul bordo della vetrata: “La scienza ha radici nell’immanente, ma porta l’uomo verso il Trascendente”.

Parte integrante della lanterna sono tre lenti montate ad un’altezza diversa sulla superficie della vetrata (a sinistra), tutte rivolte a Sud. Ciò ne fa un vero e proprio strumento astronomico progettato da Salvador Cuevas dell’Università del Messico.
Le tre lenti focalizzano l’immagine del sole deviandone i raggi verso il basso, in modo che il sole sia visibile chiaramente come un disco rosa, rosso e giallo, che avanzano lentamente sul pavimento, creando la sensazione del movimento terrestre nello spazio.
Il sole raggiunge il centro del pavimento soltanto nel solstizio d’estate (21 giugno), in quello d’inverno (22 dicembre) e nell’equinozio di primavera (21 marzo) e d’autunno (23 settembre).
Quando ciò si verifica significa che è il mezzogiorno dell’ora locale a Roma.
Nelle giornate luminose le sfumature dei colori dell’arcobaleno dipingono gli spazi interni dell’ Aula Rotonda. In particolare l’oculo romano su cui la lanterna è sospesa.
Altro fenomeno singolare è quando l’arcobaleno attraversa la tela dell’altare maggiore della Cappella della Maddalena: si ha l’impressione che il Cristo rappresentato sulla tela venga incontro al riguardante, insieme al paesaggio.
L’opera è stata donata alla Basilica, in occasione dell’Anno Santo 2000, dall’Arcidiocesi di Baltimora, sede primaziale degli Stati Uniti, di cui era allora Arcivescovo il Cardinale Henry William Keeler, tuttora titolare della Chiesa di  S. Maria degli Angeli.

BIBLIOGRAFIA

Aurigemma   Salvatore
Le Terme di Diocleziano: il museo nazionale romano. Itinerari dei Musei e Monumenti d’Italia – Serie 70 – Ed. Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1958 – Cenni storici p. 7 (tazza di porfido citata da Nibby-Porena)
AA.VV.Light and Time: a masterpiece “ The Dome of Narcissus Quagliata on the last Basilica of Michelangelo – Ed: “Il Cigno” Roma 2001
De Falco Alessandro
Santa Maria degli Angel e dei Maeriri: incontro di storie – La manutenzione e il recupero del complesso –Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per il Comune di Roma – Ed. Betagamma – Città di Castello (PG) 2005 – p. 179 ill. a colori.
Matthiae Guglielmo
Santa Maria degli Angeli e dei Martiri – Le Chiese illustrate di Roma – Serie 13 – Istituto di Studi Romani –
Ed. F.lli Palombi – Roma 2008 – p. 43 ill. b. e n.: la facciata del Vanvitelli con la cupola.
Pisani Renato e Valeri Giuseppe
Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri – Guida storico artistica – (In cinque lingue a cura di Big Ben) – Ed. “Il Cigno” – 5° Ristampa Roma marzo 2008  – p. 51 Testo e ill. a colori – p. 52 Testo.

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