S. Maria degli Angeli e dei Martiri
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Apparato Decorativo
 

(A piè di pagina le immagini citate in questo articolo)

Gli edifici dei bagni erano più o meno apprezzati dagli antichi per l’importanza dell’apparato decorativo, dei cicli scultorei in essi contenuti, della presenza di originali greci o opere eseguite da scultori di ampia fama. Le terme diventarono con l’età imperiale dei veri e propri Musei, nei quali la decorazione scultorea era concentrata nel Frigidarium, nella Natatio e nelle Palestre con le sale attigue. Gli ambienti del Calidarium erano completamente privi di tali arredi perché il forte calore avrebbe danneggiato la pittura policroma che ricopriva i marmi, mentre nei giardini che circondavano il complesso centrale e negli ambienti del recinto perimetrale potevano trovarsi sculture decorative e gruppi statuari.

I temi più frequenti trattati nelle terme erano di contenuto mitologico, spesso non privi di effetti scenografici e drammatici; di preferenza venivano scelte le divinità delle acque come ad esempio Venere, le divinità salutari come Esculapio, Apollo, Minerva Medica e Dioniso. Inoltre, immagini di atleti di ninfe e di eroi, in particolare Ercole, nume tutelare dei ginnasi, ed infine troviamo ampiamente reduplicate quelle divinità connesse con la figura dell’imperatore spesso artefice dei grandi edifici termali.

I diversi livelli qualitativi degli elementi decorativi individuati nelle Terme di Diocleziano lasciano in ogni caso intendere che quando all’inizio del IV secolo si dovette provvedere alla programmazione dei cicli decorativi, non si ricorse totalmente all’ordinazione di materiale nuovo, ma in buona parte si utilizzarono sculture eterogenee provenienti da altri edifici (come dimostrano le Mensole ad aquila della Natatio (tavole 79, 80), appartenenti al sottostante tempio distrutto della Gens Flavia, che sembrano testimoniare la presenza di un messaggio ideologico, programmatico e celebrativo, che unisce idealmente Domiziano a Diocleziano.

Dalla Natatio delle Terme di Diocleziano proviene un torso virile (tavola 91) copia di un originale di V secolo a.C., conservato al Museo Nazionale Romano, in passato attribuito a Policleto. L’ipotesi oggi più accreditata sembra quella di riconoscervi Zeus, prescelto come divinità tutelare da Diocleziano, che assunse anche l’appellativo di Iovius. La resa accurata della muscolatura e l’aspetto formale asciutto, netto, fanno pensare ad una perfetta copia dell’originale, realizzata probabilmente nella prima età imperiale.

Molto interessante è la statua acefala di Afrodite (tavola 93), rinvenuta nel 1932 insieme al torso sopra descritto, di elegante esecuzione, caratterizzata da un’insolita capigliatura della quale restano tre boccoli pendenti visibili sulla schiena, e databile alla prima età imperiale. A questa statua è stata attribuita la testa del Museo Chiaromonti (tavola. 92), poiché durante i lavori del 1805 G. Petrini aveva rinvenuto nelle terre una testa di Venere dello stesso marmo, nonché una gamba e un frammento di braccio. La testa, come dimostra il perno posto sul collo, venne rilavorata già in antico e poi successivamente anche dal Canova, tuttavia non essendoci punti di contatto preciso, non siamo in grado di affermare s e le parti rinvenute facevano parte di una singola statua o di più repliche dello stesso soggetto. Le rappresentazioni di Venere nelle terme erano infatti molto frequenti per il tema riferibile al bagno, ed anche nelle Terme di Caracalla ne è stata rinvenuta una dello stesso tipo (tavola 95). Anche la Venere ritrovata a Cirene e conservata all’interno del “Planetario” appartiene alla stessa tipologia.

In una delle numerose Nicchie che decoravano il prospetto monumentale della Natatio del complesso dioclezianeo, era probabilmente collocata la statua di atleta (tavola 96) di cui rimane soltanto la testa. Nell’atteggiamento di grande concentrazione del volto, R .Paribeni ha visto l’espressione di un atleta nel momento di massima tensione, mentre G. Gasparri ha voluto riconoscervi l’immagine di Harmodios del gruppo dei Tirannicidi, composto da Armodio e Aristogitone (tavola 97), della prima metà del V secolo a.C. la testa, per alcuni particolari, differisce dalle altre repliche e ci dimostra che l’artista pur rimanendo fedele all’originale, non ne fece una copia pedissequa, come in genere accadeva nel periodo adrianeo a cui sembra si possa attribuire la statua.

Nei primi del ‘900 nelle Terme di Diocleziano si rinvenne un’erma acefala di Ennio (tavola 98), riferibile al grammatico e poeta epico (239-169 a.C.) considerato il padre della letteratura latina e detto alter Homerus. I caratteri dell’iscrizione posti sul sostegno dell’erma sono attribuibili alla prima metà del IV secolo d. C. In questo periodo l’erma, perduto il suo carattere simbolico-religioso, rappresenta in genere poeti, filosofi o personaggi storici.

Nell’alto fusto che doveva sostenere l’erma si notano degli incassi per l’inserimento di balaustre che, probabilmente insieme ad altre teste di poeti e scrittori, erano collocate lungo il viale che portava alle biblioteche. Particolare rilievo acquista in questo senso il ritrovamento di diciotto teste di filosofi, forse provenienti dalle Terme di Diocleziano e poi confluiti nella collezione Farnese (tavole 99, 100), e di quelle trovate nelle Terme di Caracalla, perché confermano la presenza di questo genere di decorazione nell’area di giardini con strutture sussidiarie che circondano il complesso termale vero e proprio. Del resto il loro scopo decorativo non si discosta di molto da quello ricoperto in precedenza; infatti, le Erme erano l’ornamento tipico di ginnasi, biblioteche e giardini.

Dall’area delle Terme di Diocleziano proviene anche una statua di personaggio togato senza testa (tavola 101): il personaggio ha la gamba sinistra flessa, mentre con la destra trattiene un lembo della veste; sul lato destro della figura è posto un gruppo di Rotuli molto allungati. La datazione della statua è possibile grazie al particolare modello della toga attribuibile alla produzione del III secolo d. C.

Vanno segnalati, infine, pur in assenza di sufficienti elementi per identificarli, i rinvenimenti più antichi rintracciati da G. Gasparri che riguardano una serie di ritratti imperiali menzionati da F. Alberini nel 1515, i torsi rinvenuti da Cristina di Svevia nel 1687 in uno scavo effettuato al centro dell’esedra e infine il “gruppo bellissimo” rinvenuto vicino alla chiesa di S. Bernardo dal Venuti.

In particolare quest’ultima opera conferma la presenza di importanti gruppi scultorei come quello del Toro Farnese, rinvenuto nelle Terme di Caracalla (tavola 102), posto a decorare una delle Palestre, oppure l’altro famosissimo del Laocoonte (tavola 103) proveniente dalle Terme di Traiano.

Purtroppo dal complesso dioclezianeo non provengono altre sculture, ma il programma decorativo ricostruito per le Terme di Caracalla, grazie al cospicuo materiale pervenutoci e confluito al Museo di Napoli, può essere considerato simile; infatti, pur con le dovute differenze, i due complessi sono molto vicini anche per pianta ed impostazione architettonica.

La decorazione delle terme non prevedeva soltanto la scultura mobile, ma anche tutti i rivestimenti in marmo delle vasche e delle pareti, le decorazioni delle Volte a stucco o pittura, i pavimenti a mosaico e le decorazioni architettoniche delle pareti; si vedano in proposito i rilievi effettuati da B. Peruzzi riguardo le decorazioni delle sculture e delle pitture delle pareti (tavola 104) delle Terme di Diocleziano (tavola 106). E. Paulin rinvenne infatti nella facciata sud-est resti di mosaico di vari colori in pasta vitrea e una serie di chiodi a testa piatta, ancora presenti sulla muratura per il fissaggio di elementi decorativi. E’ opportuno ricordare inoltre il ritrovamento di altre tessere di pasta vitrea, molto piccole, alcune delle quali rivestite in patina dorata; è plausibile attribuire questo materiale al rivestimento delle pareti o più probabilmente del soffitto. L’uso in quest’epoca di decorare con rivestimenti dorati l’interno delle Cupole e delle Volte è testimoniato anche da un’iscrizione che si riferisce alla Curia dioclezianea.

Sui fianchi del frigidarium, Paulin rinvenne, infine, le vasche che presentavano ancora parte del loro rivestimento in marmo bianco.

Scavi recenti hanno invece messo in luce il fondo della vasca della Natatio ancora rivestita parzialmente di lastre di marmo. Il confronto tra le lastre rinvenute ha permesso di conoscere la pendenza del fondo, più profondo in direzione sud-ovest.

Gli scavi condotti nella Palestra hanno riportato in luce il pavimento in mosaico (tavola 104) con due diversi motivi decorativi.quella centrale è realizzato a squame semicircolari policrome gialle, verdi e rosse, quello esterno, che contorna il precedente, è costituito da due fasce a squame bipartite. Tra i due mosaici doveva trovarsi il colonnato del Portico, come indicato nella pianta di Paulin. In un ambiente a nord della Palestra è stato infine rinvenuto un piccolo tratto di mosaico decorato con nastri sinusoidi neri su fondo bianco, con tessere abbastanza grossolane. E’ molto interessante notare che ambedue i mosaici trovano confronto con altri identici rinvenuti in alcuni ambienti delle Terme di Caracalla (tavola 105).

La pianta ricostruttiva della decorazione pavimentale di Paulin, anche se in alcuni ambienti è di fantasia, visto che l’autore integrava totalmente ciò che non era più conservato, ci fornisce comunque una splendida suggestione su come doveva essere decorato il complesso termale; mentre la ricostruzione fantastica degli ambienti centrali offre un’immagine verosimile delle splendide decorazioni presenti nel complesso (tavola. 107).

Mirella Serlorenzi e Stefania Laurenti
(Terme di Diocleziano - S. Maria degli Angeli, EDUP srl, 2002).

Foto Archivio  
 
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Tavola 79
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Tavola 80
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Tavola 92
 
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Tavola 95
 
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Tavola 97a
 
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Tavola 100
 
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Tavola 101
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Tavola 107
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