S. Maria degli Angeli e dei Martiri
Home | Menu Photo Gallery
Ambienti, Tecniche Costruttive e Riuso
  Le Terme di Diocleziano e Santa Maria degli Angeli

Si dice che quando nel 1563 Pio IV decise di utilizzare parte delle Terme di Diocleziano per installarvi una certosa e di trasformare l’aula basilicale in Chiesa dedicata alla Vergine Maria, volle compiere una riconsacrazione per quell’edificio la cui costruzione aveva comportato sofferenze fisiche e morali per la moltitudine di cristiani costretta a lavorarvi per colpa della loro fede. L’intero edificio delle Terme di Diocleziano (figura 1 - Figura 2) fu infatti eretto in un tempo molto breve, in meno di sette anni. I lavori iniziati nel 298 da Massimiano al suo ritorno dall’Africa e condotti nel nome del suo collega maggiore Diocleziano, terminarono tra il maggio 305 ed il luglio 306 d.C. dopo l’abdicazione degli stessi Diocleziano e Massimiano. Il risultato comunque fu eccezionale; le Terme di Diocleziano costituirono il più grandioso ed il più perfetto degli edifici termali del mondo antico.

Le origini di quello che doveva essere il “bagno romano” si possono far risalire al III sec. a.C. Se la consuetudine di contrapporre al bagno freddo non solo il bagno caldo e artificiale, ma anche le sue espressioni squisite e raffinate del bagno a vapore e del bagno di sudore si possono far coincidere con la generale evoluzione dei costumi conseguenti al contatto diretto con le superiori civiltà del Mediterraneo Orientale, è soltanto tra la fine del secolo III ed il principio del II che il bagno comincia ad entrare come parte integrante della giornata del cittadino romano, in particolare quando da pochi impianti gestiti da privati a scopo di lucro si arriva alla creazione di “stabilimenti” ( come le Terme di Agrippa) il cui ingresso era gratuito. In particolare nell’età Imperiale il fenomeno delle Terme fu un fatto sociale e di costume che stabilì una concezione di vita, improntando di sé le abitudini di moltissimi cittadini e trasformando quello che era in origine una naturale esigenza igienica in una raffinata soddisfazione fisica e spirituale. Infatti anche se il bagno rappresentò sempre nelle Terme l’attrattiva principale, quando alla piscina ed alle palestre si aggiunsero portici, fontane e giardini, sale di lettura e di audizione di un lusso fastoso, ricche di ornamenti e di opere d’arte, le Terme finirono per diventare un centro di attrazione e di ritrovo, di divertimento e perfino di mondanità capace di polarizzare l’interesse del cittadino per molte ore della vita quotidiana.

Il bagno termale, ammesso anche alle donne anche se in orari diversi dall’uomo, trovò presto, ancora in età repubblicana la sua definitiva sistemazione e ne risultarono per sempre fissati i procedimenti e stabiliti gli ambienti. I procedimenti erano fondati su una graduale successione di operazioni consistenti in tre o quattro fasi fondamentali preceduti da esercizi fisici (senza i quali il bagno non era da considerarsi gradevole) e concluse da operazioni di massaggio, frizioni e profumazioni. La prima fase consisteva in una abbondante sudazione, la seconda in abluzioni e lavacri di acqua calda e bollente e la terza in tuffi e nuotate nella piscina fredda, secondo il principio informatore generale dell’alternarsi contrastante del caldo e del freddo ed un ideale processo di purificazione che provocava sensazioni di benessere veramente squisite. Gli ambienti in conseguenza delle fasi fondamentali del bagno erano disposti in logica successione e consistevano principalmente in: vani adibiti a spogliatoi (apoditerya); l’ambiente del bagno caldo (calidarium) di solito circolare affiancato generalmente da un sudatolo (laconicum); la sala intermedia da transizione leggermente riscaldata (tepidarium) e l’ambiente con una grande piscina di acqua fredda (frigidarium). Ma se questi erano gli ambienti essenziali del bagno e furono concettualmente i soli che costituirono i piccoli stabilimenti di età repubblicana (Terme Stabiane di Pompei, Terme del Foro e quelle suburbane di Ercolano) fu ben diverso il quadro offerto dai grandi impianti di età Imperiale nei quali l’organica associazione del bagno, del ginnasio e della palestra, unita ad altri ambienti in cui trovarono degna sede altre attività importanti collaterali condusse ad una nuova concezione ed utilizzazione dei bagni ed alla nascita di un nuovo sistema di vita imperniato sulle Terme.

I primi edifici ad essere definiti con il nome di Thermae (mentre fino ad allora gli stabilimenti termali erano chiamati “balneum”) furono quelli fatti costruire da Agrippa nel campo Marzio, dietro il Pantheon, e poi quello di Tito sulle pendici del monte Fagutale, ma il primo esempio di Terme si può considerare quello relativo al grande edificio fatto costruire da Traiano sul Colle Oppio nel 109 d.C. in cui fu per la prima volta adottato l’orientamento da Nord-Est a Sud-Ovest costantemente seguito poi negli altri grandi edifici Termali posteriori, come quello che esponeva una parte dell’edificio alla più lunga azione possibile dei raggi solari. La maggior perfezione nella distribuzione dei locali, nella chiarezza del piano generale, nella magnificenza delle costruzione e degli ornamenti fu raggiunta con i grandissimi edifici Termali delle Terme di Caracalla (inaugurati nel 216 d.C.) e nelle Terme di Diocleziano.

Le Terme di Diocleziano occupano complessivamente un’area di circa 13 ettari ed hanno i lati di ml. 376x361 ed in esse, secondo uno schema planimetrico che dovrebbe risalire a Labirio, (grande architetto di Diocleziano) i principali ambienti corrispondenti ai tre momenti del bagno erano disposti sull’asse minore del fabbricato: il “calidarium”, il “tepidarium” e il “frigidarium”. Ai lati si trovano vani adibiti a spogliatoi, palestre, esercitazioni fisiche e sale per audizioni musicali e biblioteca.

Il “calidarium”, in cui si faceva il bagno di sudore e volendo ci si aspergeva con acqua calda, esisteva ancora per una buona parte del secolo XVII,era a facciata rettangolare ed occupava parte dell’attuale piazza Esedra. Di esso ora rimane soltanto una parte absidata, che corrisponde alla parete d’ingresso della chiesa di S.Maria degli Angeli.

Il “tepidarium”, nel quale si accedeva dopo essersi puliti ed asciugati, consentiva di graduare il passaggio di temperatura e consisteva nell’aula rotondo-ottagona con copertura a cupola che troviamo subito dopo l’ingresso settecentesco dell’attuale Chiesa.

Il “frigidarium” o “natatio” nel quale si effettuava il bagno freddo, era costituito da una grande piscina a cielo aperto di circa 2400 mq. delimitato nei due lati minori da portici, a Nord da un giardino ed a Sud da una grandiosa parete architettonica composta da cinque nicchioni alternatamene a superfici curve e rettilinee, rivestite di marmi e ornamenti, da statue e decorazioni architettoniche.

Tale area in cui ancora si notano resti della antica pavimentazione del fondo in lastre di marmo (figura 3) è stata poi occupata dal piccolo chiostro della certosa e dal grande Coro absidato che nel 1749 fu costruito dal Vanvitelli per stabilirvi l’altare Maggiore della Chiesa di S.Maria degli Angeli.

Al centro del complesso termale, sullo stesso asse minore, tra il “tepidarium” ed il “frigidarium” troviamo l’immensa aula rettangolare attualmente costituente il Transetto della Chiesa Vanvitelliana. Tale aula coperta da volte ciascuna poggiante su otto colonne di granito rosa è lunga ml. 90,80, larga 27,00 ed alta 28,00. Questo ambiente fiancheggiato da quattro piscine sussidiarie (figura 4) doveva costituire l’aula centrale di ritrovo e di convegno oppure, come alcune fonti ipotizzano, era parte dello stesso “tepidarium” (cosa comunque poco probabile considerate le enormi dimensioni e le grandi aperture che ne rendevano arduo il riscaldamento).

Come detto i precedenza oltre a questi ambienti costituenti il nucleo principale delle Terme ve ne sono molti altri la cui destinazione è di impossibile definizione, tra questi due grandi aree rettangolari site ai lati del corpo centrale, erano probabilmente destinate a palestra, due grandi ambienti voltati a ridosso dei portici della grande piscina ad acqua fredda erano forse adibiti a spogliatoi; come si può soltanto ipotizzare che fosse un ninfeo la grande sala rotonda-ottagona che conserva ancora la cupola di 22 m. di diametro. Dell’alto muro perimetrale che cingeva il complesso termale ne rimangono pochi tratti. Nel lato nord-est ove si trova l’entrata delle terme, rimangono due aule semicircolari, ornate da nicchie e colonne, ed una di esse doveva costituire una latrina pubblica per i frequentatori delle Terme.

Del lato sud-ovest ci rimangono testimonianze dei due grandi ambienti circolari, forse ninfei siti alle due estremità, di quello del lato destro ne restano poche tracce, quello di sinistra fu invece trasformato nella Chiesa di S.Bernardo.

L’imponenza del complesso Termale Dioclezianeo evidenzia il crescendo del ritmo costruttivo assunto dall’architettura romana nei secoli III, IV e V nella varietà dei tipi architettonici e delle piante, nella grandiosità delle proporzioni, nell’impiego di audaci mezzi tecnici usati con una libertà che ne testimonia il perfetto dominio.

L’arco, la volta e la cupola, continuamente presenti ed alternatesi in un organico sistema costruttivo generano una possente architettura fondata sulla linea curva impiegata come elemento estetico oltre che funzionale. Essa è presente non solo nell’alzato ma in modo sempre più frequente nelle planimetrie articolate da serie di equilibrate sporgenze e rientranze.

Uno degli aspetti tipici dell’architettura romana fu infatti la capacità tecnica di coprire spazi enormi e questa le fu data dall’uso del conglomerato cementizio, un composto molto resistente formato da piccoli frammenti di tufo, peperino, travertino o di mattoni frammisti ad una ottima malta di calce e pozzolana. Le volte in conglomerato venivano gettate su centine provvisorie in legno in attesa della presa della malta. In casi particolari le volte erano costruite con nervature di mattoni e riempimento di cemento allo scopo di alleggerire il carico sulle armature ed evitare incrinature. I diversi tipi di volta usati dai romani e che troviamo nelle Terme di Diocleziano sono: la volta semicircolare o a botte poggiante per tutta la lunghezza sui due muri paralleli di un vano rettangolare, come nelle piscine sussidiarie a ridosso della grande Aula centrale (figura 5); la volta a crociera determinata dall’incrocio ad angolo retto di due volte a botte, che permette la copertura di vasti spazi la cui spinta viene scaricata sui 4 angoli (figura 6). Quando queste volte erano utilizzate per ambienti allungati questi venivano divisi da pilastri in spazi quadrati, ciascuno dei quali era coperto da una crociera, il che permetteva l’apertura di finestre nella parte superiore dei muri, come nella sala centrale delle terme; le cupole emisferiche che erano usate sopra ambienti circolari come il “tepidarium” e nell’aula ottagonale successivamente destinata a Planetario, infine le semicupole per esedre o nicchie semicircolari come negli ambienti siti ai lati della grande piscina aperta e negli ambienti siti lungo la cinta muraria delle Terme (figura 7). Con il sistema delle volte in conglomerato, molto pesanti, si rendeva però necessario contrastare le spinte oblique laterali esercitate sulle pareti delle volte stesse. Per assorbire tali spinte i romani studiarono un elaborato sistema di contrafforti che talvolta, in particolare nei complessi più articolati come il nostro, non risulta evidente poiché le spinte di una volta sono annullate da quelle di un’altra, come nell’enorme Aula centrale in cui le murature si presentano allineate nei punti ove ricevono le spinte delle tre grandi crociere costolonate. I sistemi principali di contrafforti erano l’emiciclo o nicchia che troviamo a fianco del passaggio fra la sala centrale ed il “frigidarium”; il tipo gotico di contrafforte a sperone, usato in moltissimi edifici medioevali ed il sistema dei pinnacoli che erano posti in cima ai contrafforti a sperone per aumentare il loro peso e comporre la spinta della volta, come nel “frigidarium” dove il loro scopo era mascherato da elementi architettonici e scultorei (figura 8).

Anche le strutture verticali delle Terme sono un esempio delle caratteristiche tipiche del periodo Imperiale romano in Italia ed anche altrove. Esse erano costituite dall’”opus testaceum” consistente in una muratura formata all’esterno da due paramenti in laterizio di forma triangolare o trapezoidale con il lato lungo posto a vista ed all’interno del conglomerato cementizio che veniva gettato con molta cura entro tali casseformi e che indurendosi e facendo presa con i mattoni costituiva, un blocco monolitico (figura 9). Inoltre al fine di evitare sganciamenti nella muratura e creare piani di posa con il crescere in elevato della struttura, venivano collocati ad intervalli regolari in altezza ricorsi di collegamento formati da larghe tegole quadrate di due piedi romani di lato. I mattoni costituenti la cortina erano di solito ottenuti dal taglio dei bessali, mattoni quadrati di circa 40 cm. di lato, come nelle nostre Terme.

Il tipo di mattone e del relativo paramento contribuiscono a datare la struttura di cui fanno parte integrante, infatti se verso la metà del I secolo a.C. l’opera laterizia veniva eseguita quasi esclusivamente con tegole fratte che non superavano i 3 cm. di spessore, nel I secolo d.C. si raggiunse la perfezione utilizzando bessali e sesquipedali rotti, resistentissimi, di ottimo impasto e cottura, dello spessore medio di cm. 3,5 ed allettati con un sottile spessore di ottima malta pozzolanica. Nelle Terme di Diocleziano invece ci troviamo di fronte ad un tipo di paramento dove si notano già tegole e bessali di recupero, insieme a materiale nuovo fornito quasi esclusivamente da sesquipedali spezzati, di buona cottura e dal colore giallo carico, fino al rosso-bruno. Le malte sono molto buone di spessore non proprio costante, considerando il materiale di riutilizzo, di colore chiaro e ricche di corpuscoli scuri. Le grandi porte, le finestre e le nicchie hanno quasi tutte piattabande costituite da bipedali posti a coltello, sormontate da archi di scarico anch’essi composti da bipedali.

Nonostante la maggior parte delle volte siano rimaste intatte su di esse non rimangono che poche tracce dei ricchissimi marmi che le decoravano, poiché nel corso dei secoli si è proceduto ad una vera e propria depredazione dei rivestimenti che rendeva tale lavoro altamente remunerativo considerato il valore dei materiali.

Come per le volte così sulle pareti rimangono pochi segni dei bellissimi stucchi che le rivestivano e dei pavimenti non restano che frammenti di lastre marmoree nelle piscine sussidiarie (figura 10) ed in quella del grande “frigidarium”.

Lo splendore delle Terme di Diocleziano però non fu di lunga durata e nel V secolo, sia a causa della distruzione degli acquedotti che servivano la città da parte dei Goti, sia a causa del progressivo spopolamento della città (molti si spostarono verso la parte bassa della città presso il Tevere) esse caddero sempre più in disuso e per secoli vennero depredate di ogni materiale di valore fino a diventare cava di pozzolana per i costruttori del Medioevo.

Claudio Blasetti

Page Made by Big Ben. This work is copyright. Read copyright for details. Powered by Cometa Comunicazioni e Associazione Davide.it Onlus. Sito amico di davide.it per la tutela dei minori. Ultima modifica del 22/10/2004

Santa Maria degli Angeli Roma