Apostolo dei Sette Angeli
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L’APOSTOLO DEI SETTE ANGELI

 

Dal silenzioso azzurro e d’altitudini immense

fatto era il cielo e calmo sovrastava

le aperte volte sulle immani mura;

un grandioso scenario

deserto e vuoto di città in rovina

che l’abbraccio tenace

della vegetazione circostante

lentamente invadeva

penetrando

negli antri cavi, nel confuso dedalo

dell’aule gigantesche

colme di nebbia d’oro quando il sole

disperdeva le ombre della notte

dalle mutili statue, dalle tronche colonne,

dai maestosi avanzi delle Terme

di Diocleziano. 

                        Piccolo il prete pio,

parea tra quelle mura smantellate

irreali aggirarsi;

come ascoltando nel cuore

antiche memorie di Martiri,

richiami

di sepolte reliquie

occulte ancora tra le fondamenta

delle rovine immense e ancor superbe,

che un fremito di gloria e di vittoria

ebbero nel profondo

allorchè bianca tra le oscure mura

sembrò irraggiare pallida,

alta tra le sue dita,

l’Ostia del sacrificio.

                        I muti ruderi un palpito

Ebbero d’ali bianche

Di angeli e di Arcangeli;

come carezza che svegliasse il sonno

di giganti stroncati

da ruinosi eventi

e tutto fu armonia

celeste, intorno all’umile che “vide”.

 

I sette Astanti al trono dell’Altissimo

facean corona delle loro ali

al sorriso fuggente

della Regina pura;

sembrò l’azzurro manto

di Lei d’un tratto fondersi col cielo

e tutto circondare in un abbraccio

d’immensa pace…

E Pace chiese l’inqueta

E triste ombra imperiale

Di Diocleziano il Dalmata,

sulle romane vestigia

l’altero braccio tendendo

pietà chiedendo sulla sua memoria

e quiete. 

                        Sette colonne di granito egizio

sette colonne: su ognuna

Antonio Duca scrisse il nome d’uno

Dei Sette.

Come in un rito di fede

Il Prete scrisse:

MICHELE

E il Vessillifero, l’Invitto

per l’ennesima volta la disfida

accettò del Maligno:

si spense il riso immondo

del Nemico ghignante

abbarbicato

sui ruderi già squallidi

di morte e di peccato.

 

Il Sacerdote scrisse un altro nome:

e Raffaele, l’arcano

volto di luce verso lui chinando

gli fu palese come un dì a Tobia,

soave ed ineffabile l’eterea mano

e forte,

che l’irte e orrende chiome d’Asmodeo

dèmone distruttore

temevano tuttora.

E GABRIELE, l’Arcangelo

qella rivelazione

quale sorriso a conforto

ebbe per te

e quali gli altri quattro Messaggeri

celesti:

URIELE, JEUDIELE,

BARCHIELE e SEALTIELE?

 

Sette colonne; l’ottava

È quella vicino cui posi

Per sempre, Antonio Lo Duca.

 

                        Sorse dai secoli un Genio

dal fatidico nome: Michelangelo,

e fece suo il tuo sogno finalmente,

per rivestirlo di bellezza viva

di maestà di gloria imperitura.

Or non più il cielo sovrasta

aperto e chiaro sulle nude mura,

ma dalle volte immani

sembra raccolto curvarsi

sulle parole semplici

della tua sepoltura.

Discendono dagli affreschi

e dalle vaste tele

di sommi artisti famosi

Santi miracolosi

a confortare l’ombra

della tua solitudine

e invano contenuti dalle potenti mura

diafani voli silenti

s’afformano intorno.

            Oh, solo presso la tua tomba nuda

e senza fregi

si fa poema la preghiera in cuore,

un palpito d’ali ne prende

il dolore

perché si faccia più lieve

nell’offerta al Signore.

 

(Caterina Bernardi Salvetti)

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