S. Ciriaco in Thermis
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Chiesa di S. Ciriaco in Thermis

Negli Atti custoditi nella Chiesa di San Marcello al Corso è ricordato che l’imperatore Diocleziano (284-305), prima della proclamazione, nel 303, dell’editto di Nicomedia che considerava il cristianesimo “Religio illicita”, quindi pericolosa per lo Stato, donò a Ciriaco una casa situata nella zona a nord-ovest delle terme, dove si raccoglievano in preghiera i fedeli cristiani. 

Nella casa venne in seguito istituito un “titulus Cyriaci” in memoria del santo martire durante le persecuzioni di Diocleziano. Il “titulis Cyriaci” fu trasformato in chiesa nei secoli successivi e mantenne la dedica originaria al santo, poi invocato come protettore dai cattivi spiriti. 

Nel Liber Pontificalis la chiesa è ricordata nella vita di Adriano (772-795), di Leone III (795-816) e di Gregorio IV (827-844), con il predicato “in thermis” e annoverata tra quelle di cui si presero cura i pontefici. 

Nel 1091, Urbano II (1088-1099) accolse la richiesta di San Brunone, fondatore dell’Ordine dei Certosini, di poter utilizzare una parte delle Terme di Diocleziano per farne sede di un nuovo monastero e di una piccola chiesa affidati ai Certosini, che vi rimasero fino ai primi anni del secolo XI. Onofrio Panvinio, studioso e storico della metà del XVI secolo, dice che la chiesa era al suo tempo in rovina e, per questo, fu in seguito sconsacrata da Sisto V Peretti (1595-1590). La precisa localizzazione della chiesa è individuabile nella pianta del Bufalini del 1551 e in quella della città di Roma dal IV al XV secolo, ricostruita nel 1926 da Cristiano Huelsen. Nel XVII secolo il Lonigo, prefetto dell’ Archivio vaticano al tempo di Paolo V Borghese (1605-1621), testimonia che la chiesa, in condizioni di avanzato degrado, era ancora visibile nell’orto dei monaci di Santa Maria degli Angeli.

Nel 1874, durante i lavori di scavo per la realizzazione delle fondazioni del nuovo edificio del Ministero delle Finanze, sulla via XX Settembre, sono state rinvenute colonne, capitelli ed iscrizioni sepolcrali dell’antichissima chiesa che, come molti altri importanti ritrovamenti effettuati all’epoca nella zona, sono poi definitivamente scomparsi o andati distrutti.

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