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Doppio
Foro Gnomonico a S.Maria degli Angeli
Mario Catamo (X Seminario Nazionale di Gnomonica S.Benedetto del Tronto - 6,7,8 Ottobre 2000 - Estratto) In
occasione dell’eclisse solare dell’11 Agosto 1999 l’Autore ha fotografato
le diverse fasi del fenomeno sulla Meridiana della Basilica di Santa Maria degli
Angeli. Nell’occasione ha rilevato una sorprendente particolarità,
costituita
dall’esistenza di due fori gnomonici, uno orizzontale ed uno verticale,
posizionati in modo da ottenere la sovrapposizione, peraltro non perfetta, di
due immagini luminose. L’esistenza di due fori non è stata citata
dall’Autore della Meridiana, l’astronomo del ‘700 Francesco Bianchini, né
dagli studiosi che hanno ampiamente descritto,
anche in tempi recenti, la Meridiana. In occasione dell’eclisse solare dell’11 agosto 1999 ho potuto fotografare le diverse fasi del fenomeno sulla Meridiana della Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma. La
situazione meteorologica era buona: il cielo era sereno e privo di foschia. Non
altrettanto favorevole era la situazione nella Chiesa: la Meridiana era in fase
di restauro ed ho dovuto superare non poche difficoltà per riprendere
l’immagine del Sole via via che esso si andava eclissando. Non ho potuto usare
l’indispensabile cavalletto ma ciò malgrado le immagini sono risultate
accettabili, sono state pubblicate su alcune riviste e hanno fatto mostra di sé
su diversi siti Internet. Nell’occasione
è emersa una sorprendente particolarità. La porzione non eclissata
dell’immagine solare è apparsa sdoppiata: al di sopra della nitida immagine
luminosa che chiamerò “principale” si è stagliata una seconda immagine,
che chiamerò “secondaria”, molto meno luminosa e tuttavia percettibile,
come risulta evidente dalla figura 1.
Figura 2 Non
ho potuto eludere l’esigenza di indagare sulle sue cause ed ho raggiunto il
foro, superando non poche intuibili difficoltà. La
situazione che si è presentata ai miei occhi è stata fonte di nuovo stupore.
Sul fondo della feritoia conica esterna, aperta nella parete della Chiesa a
20,32 metri di altezza per permettere il passaggio dei raggi solari, è fissata
una sottile lastra metallica orizzontale che aggetta nella Chiesa. Nella lastra
è praticato il foro gnomonico attraverso il quale passano i raggi di luce che
disegnano l’immagine del sole sul pavimento, attraversando, al momento della
culminazione sul Meridiano locale, la riga di bronzo della Linea Meridiana. L’Autore
della Meridiana, nella memoria “De nummo et gnomone Clementino”, pubblicata
a Roma nel 1703 parla di un foro, praticato mediante un punteruolo cilindrico,
avente un diametro pari alla millesima parte dell’altezza del foro gnomonico,
dunque 2 cm. Sul diametro e sul suo rapporto con l’altezza del foro Bianchini
è esplicito: sono valori stabiliti ad imitazione dell’operato di Giovan
Domenico Cassini nella costruzione della Meridiana di San Petronio. Il
foro invece non è circolare ma è costruito da un’ellisse non priva di
irregolarità, e non ha un “diametro” di 2 cm ma un asse maggiore di circa 5
cm ed uno minore di circa 2 cm. Credo che non debba sorprendere la circostanza
che, malgrado l’irregolarità del foro, l’immagine sul pavimento della
Chiesa sia una regolare immagine solare, prima quasi circolare al solstizio
d’estate e poi gradatamente ellittica via via che percorre il suo tragitto
fino al solstizio d’inverno. La Meridiana di Santa Maria degli Angeli è una
Meridiana a camera oscura e il foro gnomonico è un foro stenopeico. La forma
del foro, a meno di gravi irregolarità, non influisce sull’immagine solare
proiettata sul pavimento, mentre devono essere perfettamente calcolate e
rispettate la posizione e la distanza dell’apertura dal piede della
perpendicolare al pavimento sul cui piano è tracciata la Linea Meridiana. Quello
che può invece sorprendere è la circostanza che Bianchini non abbia neppure
minimamente accennato alla forma del foro, accreditando anzi l’immagine della
sua circolarità, confermata dal riferimento al diametro, cioè ad un parametro
che appartiene al cerchio e non all’ellisse. Ma il vero stupore è causato da un altro elemento della costruzione. Prima di parlarne occorre ricordare che Bianchini utilizzava la costruzione anche per osservare il passaggio delle stelle al meridiano in pieno giorno, grazie a cannocchiali di enorme lunghezza. A tal fine aveva praticato una finestrella munita di cardini, posta al di sopra del foro gnomonico, in posizione tale da non impedire il passaggio dei raggi solari quando si desiderava il funzionamento del grande strumento astronomico come meridiana solare; la finestrella veniva aperta per consentire l’osservazione del passaggio delle stelle al Meridiano. Figura 3 Figura 4 Al
suo posto veniva collocata una lamina metallica provvista di un foro
semicircolare, di cui il Bianchini ci ha lasciato il disegno, pur senza
indicarne le dimensioni. Elemento essenziale della lamina (figura 3) è il
traguardo verticale. Attualmente è presente una finestrella metallica nella
quale è praticato un secondo foro, verticale, ellittico, disposto quasi
simmetricamente rispetto al foro orizzontale, del quale ripete, pur non
esattamente, le dimensioni. La finestrella è in posizione leggermente più
avanzata verso l’interno della Chiesa. Questa finestrella con foro verticale
ellittico non ha nulla a che vedere con la lamina provvista di foro
semicircolare e di traguardo verticale di cui parla Bianchini. La
figura 4 mostra chiaramente la situazione. Il foro in basso è quello
orizzontale, mentre in alto si staglia il foro verticale, più avanzato di
qualche centimetro, nella direzione Nord, rispetto al foro orizzontale. E’
questo secondo foro che proietta la pallida immagine secondaria la quale, pur
non disturbando gravemente il funzionamento della Meridiana, costituisce
un’anomalia su cui sembra utile fare delle considerazioni. Bianchini
non ha mai parlato di questo foro. Appare abbastanza improbabile che l’abbia
praticato e lasciato aperto, senza dare spiegazioni e incorrendo nel rischio che
osservatori attenti si accorgessero della cosa. Stupisce
poi che non ne abbia mai parlato nessuno tra coloro che hanno scritto ponderose
monografie sulla Meridiana (Alberti Poja e Armando Schiavo). Nell’opera di
Alberti Poja non sono presenti fotografie che documentino la sua conoscenza
della situazione. In quella di Schiavo sono invece presenti fotografie, scattate
presumibilmente verso la metà degli anni ’70 in cui l’immagine solare
appare sdoppiata (figura 5). Eppure quest’autore, che ha dedicato molti anni
della sua vita allo studio e all’osservazione della Meridiana, non si è
accorto di nulla! Ancora
più sconcertante è che un astronomo americano citato da Schiavo, F.Bruin, il
quale negli anni ’60 ha esplorato attentamente la feritoia contenente i due
fori, eseguendo controlli e misure, si sia limitato a misurare in 4 cm quello
che chiama il “diametro” del foro, senza il più piccolo cenno alla forma
ellittica e soprattutto tacendo sull’esistenza del secondo foro. Vorrei
tentare di ipotizzare delle spiegazioni, conscio che sono frutto di mere
congetture, augurandomi che studi più approfonditi facciano luce su questo
piccolo mistero. Osservando
attentamente il foro verticale si nota lungi l’intero suo margine un contorno
che può far pensare al dissaldamento di una piastra che lo occultava. In altri
termini si potrebbe congetturare che il Bianchini, per ragioni che non ci sono
chiare, abbia praticato e poi richiuso il foro verticale saldandovi sopra una
lamina metallica, la quale potrebbe essere stata staccata lentamente dagli
agenti atmosferici lasciando il foro come appare attualmente. Questa è in realtà
una debole ipotesi che studi successivi potranno comunque confermare o smentire.
Quello che riesce difficile accettare è l’idea che un personaggio del livello
di Bianchini abbia deliberatamente praticato, lasciandolo aperto, un foro che
nuoce alla rigorosa correttezza di un’opera che è vanto dell’astronomia del
‘700. Altra
congettura possibile è che nei tre secoli che ci separano dalla costruzione
della Meridiana, siano state effettuate manomissioni che hanno modificato la
costruzione originaria di Francesco Bianchini. Non si deve dimenticare che una
manomissione di eccezionale rilevanza è stata portata a termine poco prima del
1750 per effetto del rifacimento vanvitelliano della basilica michelangiolesca.
In tale circostanza fu soppresso lo “gnomone boreale”, cioè un foro
gnomonico praticato nella direzione Nord, allo scopo di proiettare sul pavimento
della Chiesa le orbite della stella polare per ottocento anni, dal 1700 al 2500.
A testimonianza di questa straordinaria opera del Bianchini sopravvivono, in
prossimità del punto di inizio della Linea Meridiana, le incisioni delle orbite
della stella polare negli anni corrispondenti ai Giubilei, ma il foro gnomonico
settentrionale fu soppresso dal Vanvitelli; a suo ricordo è rimasta, fuori
posto, la croce metallica provvista della fessura attraverso cui veniva
proiettata l’immagine della stella polare. Nessuno
può dire, allo stato attuale delle nostre conoscenze, se in questa o in altre
occasioni siano state eseguite manomissioni che abbiano portato alla presenza
del doppio foro; quello che è certo, stando a quanto scrivono Alberti Poja e
Schiavo, è che numerosi astronomi (Anders Celsius, Angelo Giovanni de Cesaris,
Ruggiero Boscovich) nei tre secoli di vita hanno “visitato” la Meridiana,
eseguendovi controlli e misure, tutte con risultati disomogenei (naturalmente
entro limiti molto ristretti) quanto all’esattezza della sua costruzione.
Questa disomogeneità, sia detto per inciso, non gioca a favore della maestria
di Francesco Bianchini, ma piuttosto a sfavore dei suoi “controllori”. L’obiettivo
che mi propongo con questa relazione è quello di richiamare l’attenzione
della comunità gnomonica italiana sulla particolarità rilevata,
nell’auspicio di interventi di studio e di ricerca che facciano luce su quanto
è accaduto a questa insigne opera e di eventuali informazioni a me sfuggite;
l’occasione è propizia per riprendere il discorso della salvaguardia e
valorizzazione di questo eccezionale strumento astronomico. Recentemente la
Meridiana è stata restaurata. Duole dire che si tratta di un restauro assai
maldestro, come documenta la fotografia riportata nella figura 6. Figura
6 Dopo
pochi mesi dal restauro la riga di bronzo si è gravemente inarcata in numerosi
punti e in alcuni tratti appare addirittura deviata. Questo accade mentre la
Harward University Press pubblica la splendida opera di un noto studioso
americano, J.L.Heilbron “The Sun in the Church”, dedicata al ruolo delle
Cattedrali (quasi tutte italiane) definite giustamente come i migliori
osservatori solari nel mondo tra il 1650 e il 1750. Qualcuno sarà chiamato a
rispondere del danno arrecato a questo insigne monumento storico, scientifico e
artistico? Quanto
alla immagine secondaria, sarebbe forse auspicabile un provvedimento
provvisorio, revocabile quando si saranno chiarite, se mai sarà possibile, le
circostanze che hanno determinato la comparsa del foro verticale. Si tratterebbe
di “oscurarlo” con una maschera rimovibile, ridando all’immagine del sole
la nitidezza che gli aveva dato Francesco Bianchini e che hanno le altre
Meridiane a camera oscura, vanto e privilegio del nostro Paese. Mi
piace chiudere questo intervento con la fotografia (figura 7) del disco solare
mentre sta varcando la Linea Meridiana di Santa Maria degli Angeli al
mezzogiorno locale vero del 27 agosto 2000. La colatitudine di Santa Maria degli
Angeli è 48° 5’ 33”; la declinazione solare alla stessa ora del 26 agosto
è 9° 51’ 36”. L’altezza del Sole è perciò 57° 57’ 9”. La
cotangente di tale valore è 0.626, in centesimi 62.6. Il disco di luce sta
tagliando la Linea Meridiana appena un poco oltre la metà della distanza tra le
due cifre incise a destra della linea meridiana, quindi, con ottima
approssimazione, a 62.6. Malgrado il lieve spostamento della posizione
dell’immagine del sole lungo l’asse della Meridiana, per effetto della
diminuzione trasecolare dell’obliquità dell’eclittica, e soprattutto
malgrado maltrattamenti immeritati, la Meridiana di Francesco Bianchini compie
ancora con onore, dopo tre secoli di vita, il suo dovere.
Figura 7 Ringrazio vivamente il Parroco di questa illustre Basilica, don Renzo Giuliano, al quale sono dovuti molti riconoscimenti per quanto fa ai fini della conoscenza e valorizzazione della Chiesa. Alla sua comprensione e disponibilità prudente (quest’aggettivo non è una critica, ma un riconoscimento) devo i sopralluoghi e gli esami che mi hanno consentito di individuare i fatti che espongo in questa relazione. “NOTA
– Nel momento di mandare alle stampe gli Atti del Seminario l’Autore della
relazione è lieto di comunicare che gli organismi competenti hanno provveduto
ad eliminare gli inarcamenti della Linea Meridiana da lui rilevati nell’agosto
2000. I partecipanti al Seminario, al termine della relazione, hanno auspicato
all’unanimità, su proposta dell’Autore, che nel 2002 sia celebrato il
Tricentenario della Meridiana di Santa Maria degli Angeli, con incontri di
studio e ricerca, visite guidate e pubblicazioni, al fine di valorizzare sempre
più uno dei più importanti strumenti della scienza astronomica del 1700. Page made by Big Ben - All rights reserved - Questa pagina è stata aggiornata il 23-07-2020 alle 16:14:13 |