Monumento a Roma
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(Barthélémy Formentelli)

La costruzione oggi di un grande Organo a quattro tastiere per la città di Roma, anziché ispirarsi ai grandi strumenti sei-settecenteschi d’oltralpe creando così una simbiosi discutibile di gusto neoclassico, deve tenere presente l’antica tradizione italiana e soprattutto romana. Infatti, importanti strumenti a più manuali e con molti registri ad ancia dalle bizzarre denominazioni, vennero costruiti in epoca tardo rinascimentale e barocca. In particolare a Roma abbiamo l’organo di Luca Biagi (1598) a S. Giovanni in Laterano – da me recentemente restaurato - che è il più importante esempio esistente di grande Organo a due tastiere con la presenza di registri ad ancia.  

Ma proprio all’Ara Coeli fin dal 1585 gli organari Domenico Benvenuti e Francesco Palmieri avevano costruito un organo a due tastiere con Positivo tergale dotato di registri inusitati. Sempre a Roma l’organaro fiammingo Willem Hermans, dopo gli organi di Como, Pistoia e Genova, aveva costruito alla Chiesa del Gesù un organo probabilmente a più tastiere che si rifaceva ad una tradizione fonica particolarmente ricca di timbri .  

Per citare altri esempi ricorderei Kaspar Zimmerman per l’organo a due tastiere con tergale di S. Maria Maggiore a Trento ( 1532 - 36 ) e il fiammingo Vincenzo Fulgenzi, il quale a S. Pietro di Gubbio (1578 - 98 ) e nel Duomo di Orvieto costruì due imponenti organi con registri eccezionali per il gusto dell’epoca .  

Vorrei anche ricordare il musicista Azzolino Bernardino della  Ciaia il quale fece costruire a Pisa dagli organari Filippo Basile, Felice e Fabrizio Cimmino, Lorenzo Negli e Filippo Testa, i fratelli Rafani, Domenico Cacciolo e Filippo e Antonio Tronci, uno strumento a cinque tastiere ( 1733-38 ); ed infine l’organaro Donato del Piano, autore dello strumento ancora esistente nella Chiesa di San Nicola a Catania, costituito da quattro corpi comandati da tre consolles, una centrale di tre tastiere, e due laterali di una tastiera. A questi esempi si ispira il mio organo monumentale anche nel suo aspetto architettonico articolato in cinque corpi distinti. La cassa realizzata in massello di ciliegio selvatico, di costruzione unitaria, ha un prospetto di 16 piedi, un’altezza di 12 metri e una larghezza di 11 metri; le canne di facciata sono in stagno fine al 95%. I motivi decorativi traforati in ciliegio massiccio a nido d’ape, sono disposti a coronamento di ogni cuspide di canne.  

L’aria è prodotta da una ventola con mantice primario a pieghe parallele che alimenta sei mantici cuneiformi; la pressione è di 73 mm di colonna d’acqua. I tubi portamento in legno di castagno sono foderati di pergamena; i trasporti del vento sono costruiti in piombo. I somieri, secondo le migliori regole dell’organaria sei-settecentesca, sono a tiro, costruiti in rovere di Francia.

La meccanica è interamente costruita “sospesa” per tutte le tastiere. I rulli delle riduzioni, i bilancieri e le verghette sono realizzati in castagno e abete; i braccetti e le leve sono in ferro forgiato: questo sistema dona al tocco la massima duttilità ed espressività. Le canne sono costruite secondo la pratica antica . I registri della famiglia del ripieno sono tutti in stagno fine (95% ) martellato, piallato, lucidato, e brunito a mano per la facciata. I registri dei Flauti e Bordoni sono in lega di stagno e piombo, esclusi i bassi in legno di abete pino e castagno, ed il Flauto di legno che è in rovere. I registri ad ancia sono di stagno fine, martellato e piallato a mano con noci e piedi in lega, canaletti e linguette in ottone damascato e grucce in ferro. La Tromba Giubilare è disposta orizzontalmente “en chamade” ai piedi della campata centrale.  

Tutte le canne sono accordate in tondo ( La 440 hz. A 18° c. ) . Il temperamento adottato è del tipo Vallotti-Tartini (metà Settecento) con due terze quasi giuste.  

La consolle a finestra è composta da quattro tastiere in rovere e noce, con i tasti placcati di bosso ed ebano con intarsi alla veneta. Le tastiere sono di 56 tasti e la pedaliera di 30 tasti. I tiranti dei registri sono in larice con pomelli di bosso tornito. I diagrammi sono di taglio medio, ma quelli del Positivo sono volutamente più stretti per ottenere una sonorità più fine. Le ance del pedale sono di taglio più largo. L’intonazione è trattata con “spicco” secondo la migliore prassi organaria che esclude l’uso di denti e di altri artifici sulle anime in piombo.  

Io e mio figlio abbiamo cercato di riunire tutte quelle qualità sonore che secondo Dom Bédos de Celles (1709-1779) sembrano rappresentare dei contrari ma danno un’armonia strumentale “necessairement agréable à l’oreille: c’est en général un son moelleux, tendre, sonore, net, brillant, doux éclatant…..Claque jeu à son armonie particulière, ma il doivent reunir toutes ces qualites”.  

Le 120 targhette dei registri e degli accessori sono state scritte a mano da Madeleine Wulffson con pennini ed inchiostro secondo le tecniche della tradizione antica. Le forme, che richiamano dettagli della facciata dell’organo, sono state sagomate in carta pergamena. Per quanto riguarda l’estetica, gli ornamenti e la grafia, dice Madeleine Wulffson, ho preso spunti ed ispirazione dall’organo di Dom Bédos della Sainte Croix di Bordeaux. Per i bordi, i fregi, le lettere maiuscole e le ance ho usato il colore rosso, mentre il resto è in nero. Le targhette di identificazione sono invece in verde. Per aiutare ulteriormente l’organista a identificare rapidamente i registri, ho aggiunto sul lato interno dei tiranti una scritta in vernice nera recante la sigla e l’altezza in piedi del registro.

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