Altezza del Foro
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L'altezza del foro gnomonico

Ai tempi di Bianchini non esisteva il sistema metrico decimale e si adoperavano in sua vece misure locali. La principale unità di misura utilizzata da Bianchini era l'Oncia del Piede Regio di Parigi ed il foro gnomonico era situato all'altezza di 750 Once dal pavimento, che convertite nel sistema metrico decimale si traducono in un'altezza di m 20.3025. L'altezza era pari, sempre secondo Bianchini, a 62.5 Piedi Parigini, i quali, a loro volta, danno per conversione il valore di metri 20.304, con la piccolissima differenza di mm 1.5. Nel Prospetto delle due Meridiane (quella Australe di cui stiamo parlando ora e quella Boreale di cui parleremo in seguito) appare anche il valore di Palmi Romani 91 e Once 2 e 1 quarto, che convertito nel sistema metrico decimale dà il risultato di metri 20.3733, con una differenza, in questo caso veramente ingente, di circa 7 cm.

Una differenza ancora maggiore proviene dall'uso di un altro parametro di calcolo, il modello di regolo metallico usato da Bianchini e poi murato, per memoria, nella parete sinistra del Presbiterio. Questo regolo dovrebbe essere stato utilizzato sia per la Meridiana Boreale, il cui foro gnomonico risulta alto, come vedremo in seguito, metri 24.41, sia per la Meridiana Australe. La lunghezza totale è compresa tra cm 24.3 e 24.4, quindi sostanzialmente corrispondente alla centesima parte dell'altezza del foro boreale, e fin qui tutto va bene. Alla porzione che sarebbe stata destinata alla Meridiana Australe è stata invece erroneamente attribuita la lunghezza di 20.5 cm, essendovi stata compresa anche una sottile porzione a sinistra non inclusa nelle incisioni del regolo, come si può vedere chiaramente nella figura. L'errore è stato acriticamente tramandato nel tempo e ha tratto in inganno alcuni studiosi i quali, moltiplicandola questa lunghezza per 100, hanno dedotto un'altezza del foro di metri 20.50, con una differenza troppo grande (prossima a 20 centimetri) rispetto ai valori citati precedentemente.

Dinanzi a queste incongruenze Mario Catamo e Cesare Lucarini, autori di queste pagine, non potendo usare il filo a piombo a causa dell'ostruzione precedentemente ricordata, hanno deciso di procedere alla misura dell'altezza del foro anzitutto con un metodo indiretto, e si sono avvalsi della circostanza che una Linea Meridiana ben costruita ha, come si è visto, precisi rapporti con l'altezza del foro gnomonico. In particolare, dal punto su cui cade la perpendicolare proveniente dal centro del foro gnomonico, contraddistinto dal già ricordato e ben conservato riquadro incassato nel pavimento, al segmento della Linea contraddistinto dal numero 100, deve correre una distanza pari all'altezza del foro:100 significa infatti cento centesime parti del raggio, cioè un raggio; la stessa distanza deve correre da questo segmento a quello contraddistinto dal numero 200. Eseguite su queste distanze quattro misure con due strumenti diversi è stato ricavato il valore di m. 20.34, con una tolleranza massima di qualche millimetro. Con un sofisticato strumento topografico è stata eseguito la controprova, che ha dato il medesimo risultato e pertanto, allo stato attuale della ricerca, si può dire che questo è il valore, assai attendibile, dell'altezza del foro. Tale misura coincide con quella eseguita nel 1966 da un Astronomo americano, Bruin, il quale potè sfruttare la pervietà verticale della citata scanalatura, che evidentemente in quell'epoca non era ostruita.

(Da Mario Catamo e Cesare Lucarini “Il Cielo in Basilica - La Meridiana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma” Roma, 2002, edizione A.R.P.A. - AGAMI, , rilievi fotografici di Fabio Gallo)

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