Meridiana Boreale
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La Meridiana "Boreale"

La Meridiana di cui abbiamo parlato è visibilmente funzionante ed è quella che attira l'attenzione dei visitatori. Bianchini ha in realtà costruito, come abbiamo ricordato all'inizio, un sistema complesso e unico al mondo, costituito da due Meridiane: quella finora descritta (detta "Australe", perché rivolta a Sud) ed una seconda Meridiana, detta "Boreale", rivolta a Nord.

Anche in questo spicca l'unicità dell'opera di Bianchini: nessuna altra Meridiana possiede questo secondo apparato, ritenuto da quasi tutti coloro che hanno descritto la Meridiana parzialmente distrutto dalla ristrutturazione vanvitelliana. Ma così non è.

Bianchini collocò un foro gnomonico all'altezza di metri 24.41 (pari a 1.20 volte l'altezza del foro meridionale) nella parete Nord della Basilica, al di sopra dell'arcata che precede il Presbiterio.

Il foro era praticato in corrispondenza della vetrata del lato settentrionale del transetto destro ed era contenuto, in forma di fessura, in una Croce metallica inscritta in un cerchio, perfettamente identificabile da un osservatore attento che volga lo sguardo verso il Settentrione (indicato dalla direzione verso l'Altare Maggiore della Linea Meridiana) e verso l'alto.

Abbiamo voluto verificare la veridicità della diffusa affermazione circa la "distruzione" vanvitelliana. Dubbi su questa tradizione nascono già dall'osservazione dell'incisione, coeva alla costruzione della Meridiana, in cui il finestrone che fa da sfondo al cerchio contenente la Croce con il foro gnomonico boreale è esattamente uguale a quello visibile attualmente, senza rivelare variazioni vanvitelliane, all'infuori delle decorazioni con angeli e festoni.

Il punto di partenza per le nostre ricerche è stato il calcolo delle coordinate del punto perpendicolare che è necessariamente sotteso ad ogni Meridiana e già ricordato per la Meridiana Australe. Per non appesantire l'esposizione e conservarle un carattere divulgativo ci limitiamo a dire che, secondo precisi calcoli, il punto in questione avrebbe dovuto trovarsi al vertice settentrionale sinistro di un rettangolo avente il lato maggiore di metri 27.20 dalla proiezione del Polo Nord sul pavimento (materializzata dal centro della Stella di bronzo ben visibile nel cuore delle 17 ellissi tracciate nell'area meridionale del pavimento della Chiesa) e il lato minore di metri 0.91 dalla Linea Meridiana Australe.

Pensavamo di identificare un punto ideale che avremmo contrassegnato in qualche modo per verificare con successive misure se la fessura che fungeva da foro gnomonico boreale nella Croce fosse stata veramente spostata a casaccio, secondo la convinzione più diffusa, oppure se fosse ancora sulla perpendicolare cadente su questo punto. Con vivissima sorpresa abbiamo constatato che a quelle precise coordinate corrispondeva un tondino di bronzo di 15 millimetri di diametro incastonato nel pavimento e mai notato prima da alcuno. Era il contrassegno del punto perpendicolare della Meridiana Boreale!

Non era credibile che Vanvitelli avesse disfatto una parte della Meridiana boreale distruggendone o spostandone arbitrariamente il foro, quando aveva avuto cura di conservare il punto perpendicolare, il quale era anche sopravvissuto al posteriore rifacimento integrale del pavimento della Chiesa. La misura successiva è stata l'altezza del foro nella Croce, eseguita con lo stesso strumento topografico usato per le altre misure. Il risultato è stato di metri 24.42, con una differenza di un solo centimetro rispetto all'indicazione di Bianchini!

Ma non basta. Esaminando attentamente le caratteristiche del finestrone dietro la croce contenente il foro boreale, abbiamo constatato che congiungendo idealmente con una retta la proiezione del Polo sul pavimento (Stella di bronzo nel cuore delle ellissi), con la fessura nella croce e prolungando ulteriormente tale retta, essa passa esattamente attraverso un ampio spiraglio rettangolare inserito nel finestrone e chiuso attualmente da una lastra di vetro di forma e caratteristiche totalmente diverse dai vetri che compongono tutti gli altri finestroni. È plausibile che questo spiraglio sia stato praticato per consentire la vista con il cannocchiale della Stella Polare senza gli ostacoli e la rifrazione della vetrata. Lo spiraglio era verosimilmente aperto e solo in epoca successiva, non precisabile, è stato chiuso con una lastrina di vetro.

Queste verifiche ci consentono di asserire che non è fondata l'affermazione secondo cui Vanvitelli avrebbe brutalmente danneggiato l'impianto di Bianchini: la Meridiana boreale appare tuttora potenzialmente funzionante, ferme restando le ovvie difficoltà pratiche di osservare attualmente le Stella Polare con un telescopio dall'interno della Chiesa, in condizioni, oltretutto, di luminosità interna ed esterna sicuramente proibitive.

L'Autore della curiosa e infondata teoria dell'"inversione degli assi dell'ellisse", in questo caso non si è sbagliato. Unico tra gli autori ha intuito l'innocenza di Vanvitelli e l'ha dichiarata, senza peraltro dimostrarla.

Sul pavimento della Chiesa, in prossimità dell'inizio della Meridiana Australe, sopravvivono 17 superbe ellissi, di cui la maggiore è in bronzo. Per comprenderne il significato bisogna rifarsi al fenomeno della Precessione degli Equinozi.

In un riquadro apposito l'abbiamo sommariamente descritto e abbiamo visto i suoi effetti sulla Stella Polare.

Al tempo di Bianchini essa era distante dal Polo 2° 18'. La rotazione terrestre faceva si che la Stella compisse in 24 ore siderali (intervallo compreso tra due passaggi consecutivi della Stella sullo stesso Meridiano – la sua durata è di 23h 56m) un ampio cerchio, destinato però a restringersi nel corso dei secoli, precisamente sino al 2100 (MMC), per poi tornare ad allargarsi simmetricamente nei secoli successivi. Bianchini ha osservato la Stella nel suo movimento circolare del 1700 (MDCC), traguardandola attraverso il foro settentrionale ora ricordato.Utilizzando i lunghissimi cannocchiali di cui abbiamo parlato, ha proiettato sul pavimento tale moto, ottenendo una ellisse che è la sezione orizzontale del cono di raggi provenienti dalla Stella. Naturalmente i raggi di una debole stellina come la Stella Polare non erano visibili, ma Bianchini li materializzava, per così dire, centrando via via alcuni punti del suo percorso e proiettandoli sul pavimento, seguendo la direzione dell'asse del cannocchiale e utilizzando mirini ottici. Ottenuti i punti geometricamente necessari, disegnava la prima ellisse e successivamente, mediante calcolo, le ellissi delle epoche successive; ha scelto di tracciarne 16, una per ogni anno giubilare, andando così dal 1700 ( MDCC) al 2500 (MMD). Per le ragioni di simmetria già descritte disponeva già delle ellissi dei secoli successi: bastava dare loro la corrispondente numerazione: l'ellisse del 1700 (MDCC) rappresenta anche quella del 2500 (MMD), l'ellisse del 1800 (MDCCC) rappresenta anche quella del 2400 (MMCD) e così di seguito. Il periodo complessivamente coperto è dunque di 800 anni, lungo i quali si dispiegano 32 anni giubilari. Le orbite sono indicate dall'Autore con la scritta "STELLAE POLARIS ORBITAE AD ANNOS OCTINGENTOS" (Orbite della Stella Polare per 800 anni).

L'ellisse esterna ha l'asse maggiore di metri 4.40 e quello minore di poco meno di 3 metri; l'ellisse più interna ha l'asse maggiore di metri 0.89 e quello minore di m.0.56. Ogni ellisse è divisa in 24 archi contrassegnati da Stelle in bronzo; ogni Stella corrisponde a un'ora siderale. Ventiquattro numeri arabi indicano perciò ciascuna ora. Ogni arco è diviso a sua volta in tre archi minori di 5 gradi ciascuno, pari a 20 minuti e contrassegnati dai numeri romani V, X, XV.

In teoria in qualsiasi istante della giornata sarebbe possibile cercare la Stella Polare e leggere sull'ellisse relativa all'anno di osservazione l'ora siderale, a condizione di disporre di idonei strumenti ottici provvisti di dispositivi di proiezione sul pavimento del raggio proveniente dalla Stella; viceversa, conoscendo l'ora siderale sarebbe possibile puntare direttamente lo strumento di osservazione sulla Stella Polare. Bianchini aveva realizzato questo straordinario strumento con un obbiettivo in cui intenti astronomici si associavano a finalità liturgiche. La lettura sulle ellissi dell'ora siderale avrebbe consentito di determinare l'istante della Mezzanotte, che ha uno speciale significato nella Chiesa perché con la Mezzanotte ha inizio il giorno ecclesiastico, con i suoi riti e funzioni religiose.

Era talmente compreso da questo proposito che ha lasciato finanche una tabella in cui sono indicati i punti dell'Ellisse (ore siderali) corrispondenti alla Mezzanotte per tutto il venticinquennio che va dal 1700 al 1725 e lo ha fatto a titolo di esempio, auspicando evidentemente che altri provvedessero nel futuro. Queste tabelle gli apparivano necessarie per tener conto della variazione di Ascensione Retta e di Declinazione della Stella Polare per effetto della Precessione degli Equinozi.

(Da Mario Catamo e Cesare Lucarini “Il Cielo in Basilica - La Meridiana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma” Roma, 2002, edizione A.R.P.A. - AGAMI, , rilievi fotografici di Fabio Gallo)

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