Linea
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Costruzione e Fisionomia della Linea

La Linea Meridiana, il cui inizio virtuale coincide esattamente con il punto perpendicolare, cioè con il punto del pavimento su cui, come abbiamo visto, cade la verticale proveniente dal Centro del foro gnomonico (anche se materialmente l'inizio reale è più lontano poiché il Sole alla Latitudine di Roma non può mai raggiungere lo Zenit) deve essere tracciata avendo la massima cura di dirigerla esattamente da Sud a Nord, perché solo se si verifica questa condizione il centro dell'immagine del Sole cade esattamente su di essa, lungo tutto l'anno, al Mezzogiorno Locale Vero Anzitutto, nella costruzione, si procedeva all'esatta livellazione del pavimento, il quale doveva essere perfettamente orizzontale e ciò si otteneva praticando una canalizzazione attigua alla Linea, in cui veniva collocato un lungo tubo di piombo per immettervi acqua che affiorasse da chiusini posti a convenienti distanze. Il livello dell'acqua nei chiusini permetteva di accertare la perfetta orizzontalità del pavimento. Attualmente i chiusini non sono utilizzabili perché cementati, ma restano ben visibili, in particolare in prossimità dei punti raggiunti agli Equinozi dall'immagine solare. Questo significa che non c'è attualmente la certezza del perfetto livellamento del pavimento e neppure della Linea, ma ora che è cessata la funzione di Osservatorio Astronomico della Meridiana, il problema non ha più lo stesso carattere di rigorosa esigenza del passato.

Per ottenere con esattezza la direzione Sud-Nord si cominciava, all'epoca del Solstizio d'Estate, a segnare sul pavimento, prima e dopo il Mezzogiorno, il corso seguito dal lembo superiore e da quello inferiore dell'immagine solare ottenendosi così due curve iperboliche. Subito dopo, con un lungo travicello a testata regolabile, facendo centro sul punto perpendicolare, si tracciavano dei cerchi, i quali intersecavano le iperboli disegnate sul pavimento seguendo il corso del Sole in coppie di punti che venivano uniti da una retta. Dividendo le rette in due parti uguali si ottenevano punti allineati della Linea Meridiana. Si ripeteva il procedimento nei giorni seguenti ottenendo sempre punti successivi, tutti bene allineati lungo la direzione Sud-Nord. Seguendo con cura tale direzione si procedeva nel praticare nel pavimento l'intero incavo in cui veniva incassata la lamina in bronzo, larga tre centimetri, contenente una sottilissima riga centrale che è la vera Linea Meridiana.

Via via che si procedeva si collocavano, a destra, le numerazioni dei segmenti uguali, ciascuno pari alla centesima parte del raggio-altezza e a sinistra, alle distanze appropriate, le misure degli angoli zenitali corrispondenti.

La numerazione a destra porta l'indicazione "PARTES RADII CENTESIMAE" (centesime parti del raggio) il cui significato è ben chiaro se si è letta attentamente la precedente spiegazione. A sinistra appare l'indicazione "GRADUS DISTANTIAE A VERTICE" (gradi di distanza dallo Zenit) di altrettanto facile interpretazione: si tratta dei valori angolari di distanza del centro del Sole dallo Zenit al Mezzogiorno Locale Vero, cioè al momento del suo passaggio al Meridiano locale.

Si nota facilmente che mentre i numeri che esprimono le tangenti, a destra, sono equidistanti, i corrispondenti valori angolari a sinistra sono a distanze progressivamente crescenti.

È intuitivo che quando il Sole, a mezzogiorno del Solstizio d'Estate, raggiunge alla Basilica la sua massima altezza (71° 32' 9") e quindi la minima distanza zenitale, la sua immagine varcherà, a Mezzogiorno, il punto più meridionale della Linea Meridiana, distante tuttavia più di sei metri dal punto perpendicolare. Man mano che l'altezza del Sole a mezzogiorno, dopo il Solstizio d'Estate, diminuisce (e quindi cresce la distanza zenitale), l'immagine del Sole avanza verso la direzione Nord e prosegue, giorno dopo giorno, il suo cammino sino a quando, a Mezzogiorno del Solstizio d'Inverno, il Sole raggiunge alla Basilica la minima altezza (24° 39' 29") e quindi la massima distanza zenitale e l'immagine solare varcherà il punto più settentrionale della Linea, in prossimità dell'Altare Maggiore, dopo aver percorso, in un semestre, circa 38 metri.

Da questo punto, subito dopo il Solstizio d'inverno, l'immagine solare inizia il percorso inverso, retrocedendo verso Sud per raggiungere, dopo un altro semestre, il punto da cui era partita al Solstizio d'Estate precedente.

Per non alterare i marmi commessi che raffigurano la Costellazione del Cancro, Bianchini ha sostituito la porzione di Linea che sarebbe dovuta andare dal segmento 31 al segmento 37, con sei sottili, ma chiaramente visibili, tacche in bronzo.

Le date entro cui può cadere la Pasqua (22 marzo e 25 aprile) hanno avuto un trattamento speciale: in corrispondenza con le tangenti della distanza zenitale del Sole in tali date sono incastonate nel pavimento le parole "TERMINUS PASCHAE" (limite della Pasqua) in grandi lettere bronzee. Il significato dei due termini è ben noto. Quando il 21 marzo cade di sabato con la Luna in Plenilunio, la Pasqua (detta bassa) è celebrata il giorno dopo (domenica 22 marzo); quando il 21 marzo cade di domenica con la Luna in Plenilunio, la Pasqua (detta alta) è celebrata dopo 35 giorni, 28 giorni per il nuovo Plenilunio più sette giorni per raggiungere la domenica successiva, 25 aprile.

L'indicazione "DIERUM QUANTITAS" (durata dei giorni), incisa all'inizio della Linea ricorda che Bianchini aveva arricchito lo strumento anche con l'indicazione della lunghezza del tempo di luce diurna a Roma in corrispondenza delle diverse date dell'anno, ma non è sopravvissuta alcuna traccia di questi elementi, scomparsi in occasioni di vecchi restauri. Essi sono in piccola parte visibili, pur se con qualche difficoltà, in fotografie custodite presso l'Archivio Fotografico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali di Roma. Si deve ricordare a questo proposito che nel non lontano 1965 le cronache ricordano una irresponsabile levigatura del pavimento che distrusse alcune incisioni risalenti alla costruzione originaria. Risale probabilmente a questo intervento la scomparsa dell'incisione "AEQUINOCTIUM" a sinistra delle ellissi equinoziali e dell'incisione DIES HOR. XII a destra delle ellissi stesse.

La linea in bronzo è solo in parte quella originale, conservata nella posizione assegnata da Bianchini. Alcune parti, pur essendo originali, sono state ricollocate in posizioni casuali da restauratori maldestri e infine non poche sono del tutto nuove. Queste si riconoscono facilmente per l'assenza della sottilissima riga centrale che indicava la Linea Meridiana vera e propria e per l'assenza di tacche trasversali dal centro a destra, che consentivano l'agevole lettura delle tangenti. Nelle superstiti lamine bronzee appare anche una seconda sottile linea parallela alla Linea Meridiana, a qualche millimetro da essa verso occidente, destinata forse alla lettura, mediante tacche ora scomparse, degli angoli delle distanze zenitali, anche se essi erano in realtà più facilmente e precisamente ottenibili dalla tavole di corrispondenza.

La linea in bronzo che materializza il Meridiano corre al centro di due fasce di "marmo imetto", di circa 43 cm di larghezza, estratto in Grecia al tempo dei Romani e ricavato in epoca successiva da scavi archeologici, secondo consuetudini considerate legittime all'epoca della costruzione. Da scavi archeologici proviene pure il "giallo antico", detto anche "giallo di Numidia"per la dislocazione delle cave di origine, utilizzato a profusione per la realizzazione, in marmi commessi, delle dodici raffigurazioni mitologiche zodiacali. Il giallo antico qui usato vira spesso al "color carnagione", con effetti suggestivi. Non manca, nei marmi commessi, qualche altra pietra pregiata ornamentale dell'antichità, come il "cipollino", la "breccia paonazza", il "rosso antico".

L'intera struttura è infine incorniciata da fasce larghe circa 23 cm, di "rosso di Verona" non di provenienza archeologica.

Lo splendore della Linea e dei suoi arricchimenti è stato notevolmente attenuato dal rifacimento in marmo dell'antico pavimento in mattoni, avvenuto nel 1772-73. L'attuale lucentezza, accentuata da una recente levigatura, toglie molto, per assenza di contrasto, allo spicco che doveva avere al tempo di Bianchini, quando il pavimento della Chiesa era realizzato in cotto.

(Da Mario Catamo e Cesare Lucarini “Il Cielo in Basilica - La Meridiana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma” Roma, 2002, edizione A.R.P.A. - AGAMI, , rilievi fotografici di Fabio Gallo)

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