Prolegomena
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Prolegomena

In Roma, una chiesa dedicata al martire san Ciriaco era stata eretta alle Terme di Diocleziano. L'annalista certosino Tromby nel XVIII sec. trascrisse nella sua storia, da un antico manoscritto della certosa di Calabria, una lettera datata del terzo Anno di pontificato di Urbano II, mediante la quale il Papa fa donazione a Bruno della chiesa di s. Ciriaco alle Terme diocleziane, ''per vivervi liberamente nella solitudine con un compagno''. (Storia critico - chronologica -  diplomatica del patriarca s. Brunone e del suo Ordine cartusiano. Napoli, 1773 - 1779. Vol.II, App.1p.LX, n.XI, n.1). Oggi si reputa che la notizia sia una leggenda; la lettera dovette essere composta nel XVII sec. (1).
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(1) L'autore certosino di Aux sources de la vie cartusienne (La Grande Chartreuse, 1960, t.I, pp. 241. ss) ha analizzato a fondo la questione, e con la maggioranza degli storici non vuole formulare nessuna conclusione sullo stato attuale del problema, limitandosi a lasciare un punto interrogativo sull'autenticità. 

Il tentativo di una fondazione certosina a Roma risale a ben più tardi: nel 1304 il Rev. Padre Generale della Lettera di Urbano II. La donazione pare priva di senso per varie ragioni. Bruno dovette dimorare a Roma pochissimo tempo nel corso del 1090. Nel 1091, il terzo anno di pontificato che la lettera menziona, Urbano II aveva dovuto rifugiarsi nel sud di Italia, senza grandi speranze di ritornare a Roma, sicchè la donazione era senza oggetto. A quel tempo Bruno,
doveva aver già manifestato da un pezzo al Papa il suo progetto di vivere in un luogo molto più solitario di Roma, e forse l'aveva già attuato. La lettera non figura negli Atti pontifici, ritrovati e copiati nella certosa di Calabria, nel 1514, allorchè tale Casa fu ricuperata dall'Ordine. La Lettera invece appare poco tempo dopo che i Certosini si erano fissati a Santa Maria degli Angeli (1561).

L'accostamento delle date è suggestivo, e la coincidenza dell'attribuzione a s.Bruno del titolo di s. Ciriaco con la proprietà posteriore dell'Ordine ben compromettente... E' questo l’argomento più forte per una falsificazione. Tali falsi sorgevano in genere facilmente a quell'epoca per vanità o romanticismo devoto.

C’è poi la difficoltà della situazione delle chiese romane al tempo di s.Bruno, cioè durante lo scisma di Guiberto; s.Ciriaco, per esempio, nel 1099 era in mano di un cardinale ghibertista. Resta vero però, che le Lettere dei papi non portavano a quell'epoca gli anni del pontificato, ma solo il luogo e il giorno del mese. Quindi, se la Lettera fosse stata in seguito maldatata e invece fosse realmente appartenuta al periodo del soggiorno effettivo di Bruno a Roma, nel 1090, essa avrebbe più probabilità di essere autentica.(Cf. Op. Cit. pp. 241 ss.).

Il tentativo di una fondazione certosina a Roma risale a ben più tardi. Nel 1304 il Rev Padre Generale dell'Ordine, Don Boson, ottenne dal papa Benedetto XI la concessione di quel medesimo luogo, alle Terme Diocleziane, per fondarvi una Certosa. Tuttavia, l’impresa non andò ad effetto.

Soltanto nel 1363, due nobili signori, Nicola e Napoleone degli Orsini, ritentarono l'impresa. Gli Annali dell'Ordine riportano una Bolla di Urbano V; datata del 5 gennaio 1363, che autorizza a costruire una Certosa sulle terme di Diocleziano, sotto il titolo dei Santi Nicola e Leone. (Annales ordinis Cartusianensis. Dom LE COUTELX vol. VI, p93. S. M. De Pratis, 1890. Il testo dice: Ubi fratres ejusdem Ordinis perpetuum reddant Altissimi famulatum). Poco dopo Napoleone degli Orsini moriva, lasciando tremila fiorini d'oro per la costruzione del monastero.

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