Breve cronologia della vita di Antonio Lo Duca 

1491 
Antonio Lo Duca nasce in Sicilia a Cefalù il 15 giugno. La sua città natale, l'antica Cefaledio (greco: Kephaloidion; latino: Cephaloedium), fondata dai Fenici è già nota nel IV secolo a.C., fu dominio greco, poi romano. Testimoniano la lunga storia di civiltà dei Cefaludesi, o Cefalutani, i resti delle antiche Mura Pelasgiche e di un tempio preellenico megalitico, detto di Diana. Ma indubbiamente la fama di Cefalù è legata alla splendida Cattedrale normanna dedicata al Salvatore, iniziata da Re Ruggero II in adempimento ad un suo voto nell'anno 1131 e terminata nel 1240.

All'azione di questa dinastia, che fece del Regno di Sicilia uno degli Stati d'Europa più potenti e meglio ordinati, si deve l'arrivo nell'isola della nobile famiglia greca dei Ducas, in seguito definita come Lo Duca. Infatti nel 1156 Guglielmo I detto il Malo, figlio di Ruggero, concludendo vittoriosamente a Brindisi la lotta contro l’imperatore greco Emanuele Comnèno, portò con sé a Palermo come prigionieri i tre condottieri delle vinte armate greche, tra cui il cugino del Basilèus Comnèno e capostipite dei Lo Duca, Giovanni Ducas. 

La tradizione vuole che quest'ultimo fosse stato incaricato dal Re di Sicilia di dirigere le tessitorie della Casa Regia in Cefalù, tradizione confermata dal fatto che dietro l'antico palazzo che fu la vera Casa Regia di Ruggero II si trova tutt'ora ben conservata la casa dei Lo Duca nella via omonima. In questa casa nacque Antonio.

E' bene precisare che i membri illustri della famiglia furono denominati con la particella "Lo" a Palermo, e "Del" a Roma, solo nella seconda metà del sec. XVI, quale prefisso nobiliare in ossequio alla loro origine che risaliva agli antichi Basileis greci. Tuttavia il nostro Antonio usava firmarsi Antonio Duca e non Del Duca, come era chiamato a Roma. Noi ci riferiremo al Pio sacerdote con il nome di Antonio Lo Duca.

1509 
All'età di 18 anni, Antonio Lo Duca si recò a Roma per compiere i suoi studi umanistici. Qui, in casa di Messer Domenico Massimo, gli venne presentato Mons. Tommaso Bellorosso, segretario del Cardinale Reghino Isvalles.

1513/15 
Tornato in Sicilia, Antonio fu ordinato sacerdote in Cefalù. Mons. Bellorosso, promosso alla Cattedrale di Palermo, chiamò a sé Lo Duca, esperto maestro di musica, per l'insegnamento di canto corale e musica ai chierici della Cattedrale. Allo scopo venne adibita la piccola e antichissima chiesa di S. Angelo, dove si rinvennero, dipinte sulle pareti, le raffigurazioni dei Sette Principi degli Angeli.

1516 
Mosso dalla fama di queste immagini misteriose ritrovate come per miracolo, il Viceré di Carlo V, allora giovane Re di Sicilia, volle essere informato da Mons. Bellorosso. Completamente restaurata, la piccola chiesa dei Sette Angeli venne riaperta al culto.

1527 
Antonio Lo Duca andò di nuovo a Roma per accertarsi se, al centro della cristianità, vi fosse qualche cappella o altare dedicato esclusivamente ai Sette Principi degli Angeli. E' da credere che Antonio giunse nella città prima del funesto 6 Maggio 1527, giorno in cui le truppe imperiali vi entrarono dando inizio al famigerato "sacco" e ad inenarrabili distruzioni e violenze. Passata l'orrenda bufera, i Cardinali presero a riunirsi nella casa del Card. Del Monte: fu forse in quel dato periodo che Lo Duca conobbe Michelangelo Buonarroti, il quale usufruiva dei buoni uffici del Cardinale, signore di Antonio. Lo Duca colse l'occasione offerta da un discorso sui prodigi degli Angeli per presentare al Card. Del Monte il caso delle immagini venute alla luce a Palermo nella chiesa di cui era Rettore. Il Cardinale incaricò allora Antonio di comporre la Messa dei Sette Angeli.

1538 
Lo Duca tornò in Sicilia, dove molte cariche e prebende gli vennero assegnate a Palermo e nella sua Cefalù; egli si disfarrà ben presto di tutte. Per difendere gli interessi del cugino Antonino Lo Duca, Parroco di Santa Croce, Antonio fu portato a compiere il suo terzo viaggio a Roma, dove la Messa dei Sette Angeli giaceva negletta negli uffici del Vicario.

1541 
Dopo vari tentativi andati falliti e quando ormai non pensava più a valorizzare i suoi Angeli, Antonio Lo Duca, un mattino d'estate, nella chiesa di S. Maria di Loreto, dove si trovava come Cappellano, ebbe una straordinaria visione: dalla sala centrale delle rovine delle Terme di Diocleziano partiva una luce bianchissima, in mezzo alla quale era l'immagine di S. Saturnino, Martire legato alla storia della costruzione delle Terme, insieme ad altri sei Santi Martiri. Antonio agì subito, inviando suppliche a Paolo III, pregandolo di confermare il culto dei Sette Angeli astanti innanzi a Dio e cercando di ottenere la trasformazione in chiesa della sala centrale delle Terme.

1543 
Antonio decise di effettuare un pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto, spingendosi fino a Venezia. Nella chiesa di S. Marco trovò un antico mosaico raffigurante la Vergine tra Sette Angeli e ne fece ricavare il quadro che tutt'oggi vediamo nell'abside maggiore in S. Maria degli Angeli e dei Martiri. Dello stesso periodo è la prima edizione del libretto con la Messa dei Sette Angeli.

1550 
Muore Paolo III. A succedergli sulla Cattedra di Pietro fu un Cardinale amico di Lo Duca: Giovanni Maria Del Monte, eletto l'8 Febbraio col nome di Giulio III. Il nuovo Pontefice, conscio del desiderio di Antonio, firmò il decreto di consacrazione del nuovo tempio sotto il titolo di S. Maria dei Sette Angeli; venne istituita una confraternita "della Beata Vergine Maria e dei Sette Eletti Principi degli Angeli". Il Vescovo di Sebaste, il 15 agosto, benedì e consacrò in chiesa quelle mura un giorno edificate dai Martiri. Ma i giovinastri e gli sfaccendati nobili, usi a frequentare quelle rovine per i loro giochi cavallereschi, cercavano di persuadere il pio Antonio a desistere dalla sua opera. Dopo circa un mese dalla consacrazione, Giovan Battista Del Monte, nipote di Giulio III, dissacrò il tempio, irrompendo in esso con la sua cavalleria.

1552 
Antonio fu nominato Direttore spirituale delle Orfane di S. Maria Felice, opera annessa agli Orfani di S. Maria in Aquiro.

1555 
Il 23 Marzo muore Giulio III ed a succedergli è il Cardinale Marcello Cervini, col nome di Marcello II, che Antonio ben conosceva; ma le rinnovate speranze perirono con la morte del Pontefice, il quale regnò solo 22 giorni. Il 23 Maggio venne eletto Pontefice Massimo il Card. Pietro Carafa, col nome di Paolo IV. Il 17 Dicembre, nella chiesa di S. Maria di Loreto, nella Cappella del Crocifisso, Antonio, finita la Messa, venne rapito in estasi ed ebbe la visione di Santi Uomini ed Angeli che gli annunciavano, festanti, il decreto della SS. Trinità: la chiesa dei Sette Arcangeli, assistenti a Dio, delle Terme di Diocleziano sarebbe stata consacrata di lì a poco.

1559 
Nel mese di Agosto muore Paolo IV Carafa, senza nulla decidere in favore di Antonio. Il 24 Dicembre viene eletto Papa il milanese Gian Angelo Medici col nome di Pio IV; fu sotto il suo pontificato che si portò a compimento il desiderio di Lo Duca.

1561 
Il Papa incontrò Antonio, facendogli sapere che lo attendeva al palazzo pontificio. Qui si fece narrare le sue visioni; sembra allora che lo zelo di Antonio si comunicasse al Papa il quale, confortato da quella devota ispirazione, mandò Michelangelo perché considerasse il sito e la spesa per farne una chiesa. Il 5 Maggio si consacrò solennemente il nuovo tempio nelle Terme e fu posta la prima pietra. Quindi fu celebrata la Messa pontificale su un provvisorio altare di legno.

1564 
Il 18 Febbraio morì Michelangelo. Il 30 iniziarono i lavori di adattamento della chiesa. Ma poco dopo, il 30 Ottobre, Antonio moriva senza poter vedere ultimata la bellissima chiesa dovuta alla sua pietà ed alla sua rara costanza.

(C. Bernardi Salvetti) 

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